di Francesca di Biase –

Il XVII secolo tra la “meraviglia” barocca di G.B. Marino e la “meraviglia” scientifica di Galilei

Tra i principali esponenti della cultura secentesca ricordiamo Giovan Battista Marino, poeta barocco, e Galileo Galilei, scienziato e filosofo del Rinascimento. Entrambi affrontano il tema della “meraviglia”, concependola, però, in maniera completamente differente. Il primo ricerca lo stupore tramite immagini poetiche e figure retoriche, cercando di coinvolger e sorprendere il lettore. Al contrario, Galileo affronta il tema da un punto di vista prettamente scientifico e razionale. La sua “meraviglia” risiede nelle nuove scoperte e nella ricerca, che egli basa sull’esperienza. Io, personalmente, preferisco questa visione e, in particolare, apprezzo l’invito dello scienziato a non temere il giudizio altrui e né, tantomeno, per pigrizia accettare passivamente il giudizio formulato da altri.

Nel Rinascimento era ancora ben radicata la filosofia aristotelica e il principio di autorità, l’ipse dixit, secondo cui tutte le teorie pronunciate e sostenute da Aristotele erano considerate corrette. L’intenzione di Galileo è proprio quella di abbandonare la via comune sviluppando un pensiero critico e contrastando tutto ciò che non riteneva corretto. Questo approccio ha aperto la strada a una nuova mentalità scientifica, più consapevole, basata sulla sperimentazione. Grazie all’uso del telescopio, inoltre, lo scienziato si mostrò interessato non solo alle scoperte astronomiche, ma ricercò delle applicazioni pratiche della scienza per il beneficio dell’umanità.

Nonostante l’apparente freddezza di Galilei è possibile notare l’ampia approfondita caratterizzazione dei suoi personaggi, nello specifico, dei tre protagonisti del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”. La loro teatralità è volta alla ricerca dell’effetto sorpresa che sembra quasi avvicinare la prosa galileiana alla poesia marinista. Egli pone anche l’attenzione sulla perfezione divina della natura, non mettendo mai in discussione le Sacre Scritture, il cui messaggio va contestualizzato. Lo scopo dello scienziato è quello di rendere la ricerca autonoma dalla fede valorizzando sia la natura, sublime, che le nuove conquiste. In questo modo egli esalta anche il valore dell’uomo che, negli anni, attraverso lo studio e l’impegno è riuscito ad ottenere numerosi importanti risultati. Approfondisce così anche un aspetto della cultura umanistica: la dignità dell’uomo.

In conclusione, il proposito di Galileo Galilei è di stimolare la curiosità dell’uomo arricchendo così la propria conoscenza.