Favetto, scrittore multiplo
di Antonio Stanca –
Gian Luca Favetto è nato a Torino nel 1957, ha cinquantanove anni e da quando ne aveva meno di trenta ha cominciato con un’attività intellettuale che si è andata sempre più estendendo, con una produzione che ha preso le mosse dal giornalismo, dalla critica cinematografica e teatrale ed è passata alla poesia, alla narrativa, al teatro, a programmi per la radio, la televisione, Internet. Questi ultimi si sono mostrati impegnati a presentare, discutere situazioni, problemi insorti nei tempi moderni e relativi alle difficili condizioni di vita che oggi si sono create a causa di quanto si è perso in quella ormai avviata corsa verso il nuovo chenon accenna a diminuire. Dei confronti ha spesso operato il Favetto tra prima e dopo, tra un’umanità che procedeva sicura delle sue cose ed un’altra giunta a vedersi annullata dalle sue conquiste. Molto seguiti, molto apprezzati sono stati questi programmi poiché vicini sono risultati al pubblico, ai suoi problemi, alla sua condizione, alla sua vita. Della realtà non solo individuale ma anche sociale, non solo esterna ma anche interna all’uomo, alla sua anima, si è interessato Favetto epiù evidente è diventato tale interesse nella produzione teatrale e narrativa, racconti e romanzi, dove l’esame dell’interiorità dei personaggi presentati gli ha permesso di muoversi liberamente tra il loro passato, il loro presente e il loro futuro, di percorrere i luoghi dello spirito, di ampliare all’infinito la rappresentazione.
Così succede pure in quest’ultimo romanzo Premessa per un addio, pubblicato ad Aprile del 2016 da Enne Enne Editore, Milano (pp.190, €13,00). Qui l’autore indaga nell’anima di Tommaso Techel, un geografo che vive separato dalla moglie e lontano dalla figlia, che ancora non è riuscito a chiarirsi gli obiettivi della sua vita, ad acquisire un’identità nella quale riconoscersi e che per questo si allontana, fugge dai suoi posti, dall’Italia e va a New York per un breve soggiorno, per liberarsi dai pensieri che lo assillano, per dimenticare, estraniarsi, perdersi nella “cittàforesta”. Tuttavia gli incontri che farà, le persone con le quali verrà a contatto già sull’aereo e poi nella città lo riporteranno a quei pensieri, gli faranno ricordare com’era stata difficile la sua vita in famiglia con un padre sempre assente ed una madre che, morta prematuramente, lo aveva lasciato solo con lui. E’ d’allora che Tommaso cerca quell’intimità, quella corrispondenza che gli sono mancate e che, secondo lui, lo avrebbero aiutato nelle sue scelte, nelle sue decisioni, nella sua vita. Non le aveva trovate nemmeno col matrimonio e qui a New York, dove era venuto per dimenticare, scoprirà di essere sempre alla loro ricerca, crederà di averle trovate ad ogni minimo contatto, da quello con le signore conosciute in aereo all’altro con il vicino di casa, all’altro con un cameriere, all’altro con Cora Paul, una bellissima donna conosciuta al Cafe Minerva. Con lei, con la sua grazia, le sue parole, la sua voce gli sembrerà possibile ottenere quel che ha sempre sognato e lei glielo farà credere, gli si mostrerà vicina. E’ l’inizio di un’altra vita per Tommaso ma è giunto pure il tempo di tornare in Italia, da dove la figlia Giulia gli ha inviato tanti messaggi, gli ha detto di volerlo vedere, di voler stare con lui, di aver bisogno di lui. L’inizio di una fine, la “premessa per un addio” è, appunto, quella che Tommaso sta vivendocon Cora e che tanto assomiglia ad un’altra narrata da Carlton Mcgill, scrittore canadese che vive in Francia, nel suo romanzo d’esordio Foreword for a farewell. E’ l’opera che Tommaso ha tenuto con sé durante la permanenza a New York, l’opera che qui ha letto, che ha fatto leggere pure a Cora. Come la vicenda dei protagonisti di quella, Carlton e Waltraud, è stata la loro. Anche quelli hanno dovuto lasciarsi quando avevano cominciato ad amarsi, quando entrambi si erano sentiti completati l’uno con l’altro, colmati di tutto quello che non avevano mai avuto. Sembra assurdo ma è vero: a Tommaso e Cora sta succedendo quel che è successo a Carlton e Waltraud. Non è, quindi, una situazione insolita la loro, altre persone, in altri luoghi l’hanno sofferta, un altro scrittore l’ha rappresentata ed ora Favetto le contiene entrambenel suo romanzo.Continui sono, infatti, in questo i richiami, i collegamenti con quello di Mcgill. E’ un movimento che diventa ancor più articolato se si tiene conto che altri personaggi, altri tempi, altra vita passata e presente, lo scrittore italiano fa scorrere nella sua opera tramite i pensieri, i sentimenti, i ricordi, i sogni di Tommaso e di Cora. Tanto è capace di mettere in moto Favetto e difar procedere insieme.
Non si finisce mai di assistere a quanto nel romanzo compare, scompare e ricompare nuovo e diverso.
Antonio Stanca
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