di Marcello Buttazzo-

Ritorna, a Lequile, un’altra Festa di San Vito. In silenzio, quest’anno, senza luminarie, senza la storica fiera della domenica, senza l’armonica banda, senza i clamori d’allegrezza e gli stupori trasognati. Purtuttavia, ritorna la Festa di San Vito. E il Santo Patrono sventola sbiadite bandiere rosse. Terra di sole d’estate, le notti afose non ti fanno dormire. Terra d’antiche Chiese, importanti, di santi protettori, della nostra madre, di radiosi conventi dove dissipammo il nostro vivere bambino. Terra di nessuno, pregna del ricordo di Lei, fra ulivi e notti stellate si consumava e s’accresceva il nostro amore, fiaccola d’immensa luce. Lequile, terra della gioia, del pianto, del ricordo di Lei che non c’è più a colorare il mio paese con l’iride del sogno, lo spruzzo dirompente del suo bell’ingegno. Lequile, terra mia, resto e resto volentieri fra gente accordata sulle note del cuore. Ritorna il giorno di San Vito. E noi guarderemo fuori, dismesso il grossolano vestito della festa, affolleremo le piazze vuote, ospiti di indocili attese. Amare sarà un soffio leggero, una dolce abitudine, un gioco da bambini. Dimenticheremo l’angoscia, la paura d’esistere, aspetteremo la vita ai bordi delle strade, dove i giovinetti si promettono il domani, gioiosi si rincorrono i cani, e milioni, milioni di profumati gelsomini riposano in letti gialli sui muri delle case. Usciremo fuori col cuore d’un altro. E quel giorno la vita ci sorprenderà davvero. Usciremo soli per strada, ancora una volta. Al crepuscolo andremo, passo passo, negli intricati giardini di rose e gigli, stanchi dei loro banali profumi. Rapinosi pirati, cercheremo gli inquieti porti dei fascinosi turbamenti. Che tristezza poi, al calar della sera, stanca è l’attesa. Aspetteremo ancora smaniosi che la pallida luna torni a rischiarare di false e vane promesse l’immobile cerchio del pozzo. E con l’anima in spalle fuggiremo via, verso la giovane aurora. Ritorna una nuova nascita, a Lequile, di San Vito. Santo Patrono della mia infanzia di attese, giocattoli e luminarie. Di speranze fanciulle, bei mattini di sole. Di corse affannose. Oggi sempre le stesse. Santo Patrono di tutti gli anni portami la rabbia, la gioia, Lei mi aspetta forse per un altro giro di giostra.
                                             Marcello Buttazzo