di Ada Donno –

Quasi me ne ero scordata. Me lo ha ricordato Piera, una mia vecchia compagna di liceo ritrovata attraverso facebook, mandandomi un saluto qualche giorno fa: Ciao Angelo del fango! Lì per lì non ho capito, giuro. Finché non c’è stata, ieri, la celebrazione a Firenze,  le prime pagine di Tv e giornali, Renzi che figurati se si perdeva l’occasione, e Mattarella e tutto il resto. Già, Piera se n’era ricordata, c’ero anche io fra le migliaia di ragazze e ragazzi che accorsero a Firenze in quel novembre del ’66, rispondendo all’impulso di voler fare qualcosa, anzi di doverci essere, ad ogni costo.

E i ricordi son tornati tutti. Ovviamente, immaginate com’era qui cinquant’anni fa: tu, partire da qui e andare a Firenze, da sola?! in mezzo al fango?!  Mai e poi mai i miei genitori avrebbero acconsentito a quella promiscuità. La scusa fu che a Firenze c’era Tina, un’altra compagna di liceo che si era trasferita lì con la famiglia proprio quell’anno. Le avevo promesso di andare a trovarla,  sarei stata al sicuro, loro abitavano in Campo di Marte, in una zona di Firenze meno colpita dall’alluvione.

Arrivai che l’Arno  era rientrato negli argini, il fango era stato in gran parte spalato. Tina mi disse che conveniva andare alla Biblioteca Nazionale, dove c’era bisogno di noi per salvare i libri rimasti nel fango.

Non feci l’antitetanica, com’era obbligatorio, dichiarai che l’avevo fatta da poco (ed era quasi vero), mi bastavano la mascherina e i guanti. Dovevamo separare ad una ad una le pagine di libroni enormi, del seicento, settecento, che già s’incollavano e cominciavano a puzzare di marcio. Dovevamo infilare fogli di carta assorbente fra le pagine. Quando ne finivamo uno, lo consegnavamo e ce ne davano un altro da infogliare. Oppure dovevamo sostituire le carte assorbenti ch’erano già intrise con altre nuove.

Ricordo che si lavorava con allegria, ragazzi e ragazze attorno ai tavoli, molti del posto, ma molti che venivano da ogni parte del mondo. Volavano  battutacce in toscano e rispostacce  in varie lingue. Come si fa fra ragazzi. Io però non avevo molti giorni a disposizione, lavoravo alacremente senza prendere  molta parte alle chiacchiere. Ma questo appartiene al mio carattere. Trovavo buono perfino il sapore delle grosse pagnotte fiorentine senza sale, che ci distribuivano nelle pause.

In seguito abbiamo saputo che fra le migliaia di giovani accorsi ad aiutare Firenze ce n’erano di famosi, o che lo sarebbero diventati: niente di meno che Ted Kennedy e Joan Baez e Francesco De Gregori! E si è parlato di Angeli del fango.

Il ricordo di quei giorni è affidato per lo più alla memoria di chi c’era, ovviamente. Nell’occasione del cinquantenario son saltate fuori anche le foto, da più parti, ma chi ci pensava, allora? Né credo ci fosse in nessuno di noi la benché  minima idea di fare gli eroi. C’erano dei registri che firmavamo all’entrata della Biblioteca Nazionale, e questo era tutto.

Ada Donno