di Marcello Buttazzo

Siamo soli,
pensai.

Una ferita inoltrata
nel connettivo profondo,
una voce di pianto
e una rosa insanguinata.

Siamo soli,
pensai.

Irreversibilmente
inconsolabilmente
inguaribilmente.

Un ricordo struggente
come un tarlo
scava le ossa,
un sole ruggente
ha perduto il suo calore.

Eppoi una primavera straziata
di viole sfiorite.

Siamo soli,
pensai.

Ma dopo la notte,
d’improvviso
riaffiorò l’alba
e la vita ritornò
ancora una volta
l’incontenibile gioco.

 

Marcello Buttazzo