di Giuseppe Fioschi – I sensi e le luci del motore si accendono incontro al vento e alla pioggia, nella bufera di Lecce; è sabato 12 agosto. Amichevolmente un esercito di macchine assedia lo stadio in Via del Mare, in campo, la mia amata Inter. Io, proseguo, determinato punto le nuvole, sulla via del mare, verso San Cataldo, i miei amici sono lì per ricordare Edoardo De Candia e dedicargli il tempo e lo spazio di un incontro.
Dal cellulare, una voce amica mi dice di non essere disposta a farmi compagnia a causa del maltempo. Proseguo! Con me, in me, dentro e fuori, la lotta distruttiva e riparatrice delle cose. Inseguo la mia libertà tra il caos e la quiete. Inseguo me stesso; i miei amici certo avranno bisogno d’una mano in più… Cosciente del disastro aperto nei miei pensieri mi avventuro in quella che sempre più somiglia a una “bomba d’acqua”. All’arrivo la natura mi si scaglia contro. Dagli alberi si staccano rami, roteano senza direzione, mi vengono incontro li inquadro con i fari della macchina. Dopo l’afa che per diverse settimane ci ha costretti nell’immobilità, ora tutto si agita, tutto si muove preso da una “gran fretta”. Non lontano da me un viso conosciuto! Corre, sferzato dalla pioggia. Mi fermo, lo accolgo. Un sorriso e il suo “grazie”. Ecco, il mio viaggio è tutto qui, concentrato in quel sorriso e in quel “grazie”. La strada non l’ho percorsa per niente. Indietro rimane l’ombra del mio ricordo. Scendo dalla macchina per raggiungere il Lido York dove i miei amici hanno appena sospeso l’iniziativa per De Candia, la pioggia è fredda, punge. Condivido con loro l’amarezza di ciò che non è stato possibile fare. In dono, un libro. Dopo aver dato una mano a riempire i mezzi con le cose dello spettacolo, per strada sposto un cassonetto di rifiuti che intralciala strada. Al ritorno, gratificato dalla serata, le grigie nuvole dell’assedio abbandonano la mia testa, il cielo torna ai colori dell’estate e una stella cadente scende accolta dall’infinito, donandomi il tempo per un sogno.

Giuseppe Fioschi