di Marcello Buttazzo –

Un poeta autentico non trapassa, neppure dopo che sia trasvolato nel suo altrove, in altri cieli. Prerogativa della poesia vera, vergata con passione e con sillabe di sangue, è quella di resistere pervicacemente agli eventi, al mutar d’accadimenti. La poesia valida si perpetua nel tempo e fa del giorno ipotenuse di sole, baluginii inattesi, tempeste di luce. Bellezza imperitura, che resiste alla patina dell’ordinarietà, allo scorrere talvolta insensibile della quotidianità. Cosimo Russo è stato un giovane studioso, marito, padre, figlio, perfettamente integrato nel connettivo sociale. È dipartito troppo presto, Cosimo. Lui aveva fatto brillanti studi d’Economia, ma la sua passione primaria e il suo pensiero dominante erano quelli di scrivere versi, di produrre pensieri profondi, musicali, esistenziali, antropologici. Dopo la scomparsa di Cosimo, la madre Luigina Paradiso, donna di cultura, vero angelo custode d’un focolare sostanziato d’amore, s’è preso cura con dedizione delle poesie scritte dal figlio e mai pubblicate. È nata postuma la silloge “Per poco tempo” (Manni Editori, 2017), che reca illeso come mandorla intatta l’immaginario sentimentale e l’universo multipolare di Cosimo Russo. Uomo “devoto alla maestra poesia”, per dirla con le parole di Alda Merini. La sua è poesia universale e particolare. È universale, perché Cosimo esprime al meglio i grandi temi dell’esistenza con una inerente e spiccata spiritualità. Lui sa declinare con cognizione e con splendore l’eterna vicenda umana dell’alterna e incerta ventura. È poesia particolare, perché lui è molto legato alla sua terra, alla sua Gagliano del Capo, a FinibusTerrae. La sua terra scintilla di lucore, di muretti a secco, di paesaggi incantevoli. Poeta della luce, Cosimo Russo. In ogni senso. Interloquendo amabilmente per telefono con la mamma Luigina, ho scoperto, fra le altre cose, che Cosimo amava molto i poeti conterranei. Aveva una venerazione giustamente per Claudia Ruggeri, irripetibile poetessa della meraviglia. Cosimo dedica versi alla madre, al padre, alla sposa, al nonno, con un anelito impetuoso d’affettuosità, che rammenta la poetica familiare di Ercole Ugo D’Andrea, grande cantore di questo Sud. La poesia di Cosimo è panica alla maniera di Tagore, con una Natura che è essenzialmente benigna. Cosimo conosce perfettamente i passi della spiritualità, s’interroga di continuo, è portato al dubbio. Un uomo e un poeta alla perpetua ricerca dell’altro da sé, votato all’ascolto francescano dell’infinitamente piccolo (il granello di sabbia), ma anche proteso all’auscultazione dei grandi quesiti esistenziali. Sicché potremmo dire che la sua poesia abbia una postura filosofica, perché indaga le più radicate ragioni dell’essere, scende in profondità, fino alle scaturigini dell’essenza. La sua poesia è totalmente priva di inutili orpelli, di manierismi, prima di tutti quei barocchismi sterili, che porterebbero ad appesantire la pagina. Naturalmente, sgorgano i suoi scritti, senza alcuna forzatura. Cosimo sa benissimo che la poesia esige regole ferree, una cifra stilistica precipua. Lui è un fiume in piena, e ci dona cristallina la sua opera d’arte. Lui ama moltissimo i poeti lirici del secondo Novecento. I suoi versi hanno una musicalità accattivante, un lirismo a ritmo di danza. La poesia è pensiero e suono, musica. Cosimo aveva letto accuratamente Penna, Gatto, Bertolucci, Caproni. In particolare, gli scritti del nostro Autore, oltre ad essere un significativo caleidoscopio d’anima, sono anche una vibrante tavolozza di colori. In questo, ricorda il felice gusto cromatico di Alfonso Gatto. Per alcune descrizioni dei paesaggi ridenti mi fa pensare ad Attilio Bertolucci. Rimbaud ha insegnato che il poeta debba essere veggente, capace di perscrutare con occhio aguzzo fra le pieghe del futuro, pronto a far nascere la nuova poesia. Cosimo ha una sua cifra riconoscibilissima e essenziale, che è tutta sua e di nessun altro. Un’altra variante che ricorre come un leitmotiv nei suoi scritti è il tempo. “Per poco tempo”, titolo della raccolta, come ha testimoniato la mamma Luigina, si riferisce ad un cruccio di Cosimo: al poco tempo che poteva dedicare alla scrittura. Tempo da sottrarre agli ineludibili impegni quotidiani, al lavoro, alla famiglia. Luigina Paradiso custodisce gelosamente diversi inediti di Cosimo, che presto fioriranno a benedette primavere, vedranno la luce. Lui già, con “Per poco tempo”, ci ha lasciato un patrimonio pregevole. Sono propositivamente ansioso di conoscere meglio Cosimo. Che è un importante poeta di questo lembo di terra.

  Marcello Buttazzo