di Marcello Buttazzo –

Mare di luglio. Tornano i giardini di rose e magnolie, il sole verde a picco sul meriggio. Sulle spume dorate giovani donne spanderanno semi di grano e boccioli d’incanto. I fanciulli s’affretteranno a disfare castelli di sabbia, giocando con le loro improponibili chimere. Fra le creste delle onde mattutine saetteranno cavallucci marini, pesciolini argentati. E amori di ritorno. Sull’arenile annuseremo i colori del giorno e l’odore infinito delle tramontane. Il pensiero come un gioco s’insinua nelle pieghe dell’anima riarsa. Un amore sfarfalla fra voli impazziti di usignoli desiderati. Gocce di sole nel cielo di rondini striato. Aquiloni amaranto, arabeschi di sogni, fra nubi di splendore. Zolfo, alluminio, calie afferrate, le sospirate serate. Mulinelli di melanconie nei crepuscoli aranciati. La notte, la magica notte, pioggia a dirotto di intime confidenze, e fra le lenzuola una minuscola gemma d’indaco maliardo. Fuochi d’artificio, scampanio festoso nell’aurora violetta e brezza leggera, figlia della giovane estate. Luglio, alba fremente, tramonto rossiccio, canneti di rabbia. Luglio, trasognata fanciulla, festa di colori, vertigine di sogno. In piazza, un tempo, l’albero del pepe era perennemente curvato. L’orologio municipale rintoccava sempre la stessa ora. Luglio, vento di ponente col suo sciame di amori inconsistenti, col suo cantuccio segreto di piccoli tormenti. Quanti giovani acini d’uva prorompenti come seni di donna. Luglio, sfuggente chimera, che si perde sulle sponde lontane di sabbia, dove tu m’incatenasti l’anima. E poi la notte. La notte. La notte, rifugio di anime irrequiete, gemma cobalto, melodia di stelle. E tu ordivi inganni, ti trastullavi con giochi da niente, con i tuoi artifici di piccola pazza d’amore. I galli di luglio cantavano le tristi nenie del disinganno. Eri tu la risacca del mare, un faro di bianca illusione, la fresca tramontana nell’estate irrespirabile. Eri un sentiero di luna, da leccare con lingua di fuoco. E ancora adesso navighi nel mio sommerso. Ancora adesso fai scompiglio e parapiglia. Oggi silenzioso sorge il sole. E, a volte, la vita ristagna. Talvolta, il giorno s’arresta alle porte d’un dolore, ai confini d’un amore. Ricordo il mattino d’intenso lucore, il mare immobile, il selciato di sassi che lentamente declinava. Gli umori oggi sono giganti d’umida sabbia, i sogni hanno il sapore del sale, il colore dei tramonti vermigli. Bellezza, in questo presente piano, è un crepuscolo venato di rosso, è un uccello di bianca innocenza. I fanciulli intrecciano fiori d’arancio. Le ragazze ostentano anelli di latta per sponsali festosi. Frasche verdastre, chiome di fuoco sotto il sole di luglio. La vita è un fiume lento. Il tempo più non s’affanna. E così nel crepuscolo amaranto volano usignoli, essenza di narcisi, la sera celestina. Gorgheggiano canzoni, frenesia d’un amore.
E sempre, sempre, l’angelo agognato bussa alle persiane della mia scrittura. Tu, sei l’angelo agognato, che mi fa dire, ridire: “Ma che strano gioco d’amore, la vita”. Stamane, per strada, ancora una volta, ho atteso l’alba coi suoi riccioli d’oro. Rondini eccitate fanno il nido con i tuoi capelli stellati. Polline d’api e respiri di mare nell’aria di luglio. Stillate brezze sui roseti del mattino. Ho visto filamenti d’argento che orlavano occhi di donna. Un sussurro di memoria, di gioie. E un pianto. L’estate, di solito, è tempo della reminiscenza. I soli carezzavano e carezzano le anime nude. L’estate è il tempo della meditazione intensa. Forse, uno di questi giorni, uscirò fra canneti di fiaba a bere sorsi di vita. Troverò albe danzanti e cavalli di seta a galoppo su dune dorate. Cieli e cieli di svanito rossore, arenili di parole e solstizi di pensieri. Fra magie e gnomi marini, ti ritroverò conchiglia biancastra, lontana eco della mia memoria.

Marcello Buttazzo