di Elio Ria –

Cosa sia il tempo e cosa rappresenti per l’uomo non è dato conoscerlo. Ha la sua valenza nella scienza. In poesia è l’arte del poter restituire qualcosa all’uomo, una sorta di condizione di sdebitarsi con il passato in risoluzioni di concetti anche allegorici, ma soprattutto di un nuovo modo di rapportarsi con la quotidianità, vale a dire rivedere il “tempo” con responsabilità poetica senza più sospetti né inganni. Un’analisi delle forme del “poetato”, del paesaggio, di una lettura minima delle opere compiute, di tutto ciò che sarebbe stato possibile eseguire ed è rimasto incompiuto, dell’inespresso a causa di disagi e di inopportune sopravvenienze inspiegabili e accidentali, di rotture di pensiero, di qualcosa che non ha voce, di elaborazione di significati bevuti nella tazza del caffè, di messaggi strani persi nel fumo di una sigaretta, di pane condito con saggezza, di immobilità su una nuvola/ per vedere passare tutte le malinconie del mondo.

Tutto ciò è in “Verranno rondini fanciulle” di Marcello Buttazzo, (i Quaderni del Bardo), dove il poeta giunto alla sua maturità poetica può vedere il mondo con gli occhi dell’armonia, dando nell’ulteriorità di un mistero una consistenza critica dell’agire subordinato al tempo. In questo mondo saturo, semplificato nelle significazioni delle banalità, il poeta centralizza il sentimento dell’uomo in una trascendenza assoluta del vero. Ciò che interrompe l’armonia del dire è l’inespresso, il non detto, poiché vale il suo silenzio nella forma magnifica irrigidita delle verità– i tuoi detti e non detti/ da respirare lentamente/ con soavità fine.

I versi germogliano in giardini fioriti di semplicità e di strabiliante eleganza, in un dialogo sereno tra il poeta e il proprio Io, in cui il tempo incede con disinvoltura e prepotenza e non vi è più la possibilità di perderlo a ricucire ferite. Sentenzia: non mi parlare del tempo/ né di questi assurdi ultimi voli di rondini/ che arabescano la piazza paesana, poiché è consapevole di una nuova e definitiva stagione di tempo, che non concederà altre meditazioni e altre ricerche, vi sarà in ultimo (come è giusto che sia) la completezza del suo tempo in assenza di evoluzione, un tempo che sarà soltanto suo e non potrà appartenere a nessun altro. È, e sarà, poesia che risveglia nei suoi sentimenti il gusto Bello della Bellezza della quotidianità, dello spazio domestico, tanto caro anche a D’Andrea, del non doversi più misurare con la vaghezza delle cose immateriali e non avrà altra necessità di inventarsi giorni di sole e di luna.

La poesia di Buttazzo non delude mai, coglibile con il profumo della semplicità del sentimento in sfinimento delle parole; ma soprattutto è un cuore ben predisposto al Bene che si congiunge con Dio e ne fa in terra un angelo buono e gratuito nella gratuità del Bene stesso, senza dover pagare un prezzo. Buttazzo fa in modo che la verità possa affacciarsi nella sua drammatica bellezza in osservanza della responsabilità della parola, che innalza valori e nel contempo abbassa le cose minime e inutili della vita, appannaggio dei superbi e dei saccenti. Estrae l’essenzialità del significato della parola, stabilendo una congruenza fra cosmos e logos. La parola fiore non è in nessun mazzo di fiore(Mallarmè), difatti è nella scrittura che assume il senso e la responsabilità della parola. A ciò mi pare che Buttazzo si affidi nel suo verseggiare moderno con un’ascendenza romantica per affrontare l’indicibile con serenità d’animo e competenza linguistica. La sua poesia è il racconto, anzi, la storia dell’uomo, in cui è raffigurata la sintesi dell’eterogeneo in contesti di rimandi, sparizioni e apparizioni, intrecci, verità, inganni, illusioni, senza mai far prevalere il rancore. Il tempo è per il poeta un’esperienza temporale diversa nel frammento del presente, una condizione che induce alla riflessione articolata nei dettagli che nella memoria non hanno avuto la possibilità di catalogarsi: una scansione meccanica e spirituale per comprendere la costituzione orizzontale del flusso temporale affinché il mormorio della parola continui a risuonare nel tempo e per il tempo. Buttazzo è il guardiano del tempo che avvalendosi di varianti immaginative traccia un percorso narrativo- poetico così melanconicamente dolce che suscita l’esigenza di pensare di più e di dire altrimenti.

Elio Ria