di Elio Ria –

Fra qualche giorno in ogni angolo del mondo si celebrerà la Giornata Mondiale della poesia con letture, giochi, musica e quant’altro; celebrazione, anzi, ‘non celebrazione’ della Regina della poesia, poiché ciò che avverrà in questa giornata sarà solo l’ostentazione pubblica di poeti emergenti che vestiranno abiti succinti di poesia. La poesia oggi ha bisogno di un investigatore che indaghi sulla qualità di un verso, sul senso di verseggiare, sul modo di ‘fare poesia’, ostacolando l’insana abitudine degli editori minori a lucrare sulla vanità dei poeti emergenti. Non abbiamo una critica seria, capace di districarsi nell’oceano di poesia che ci sommerge, poche opere buone navigano, troppe quelle inutili e corrose di versi spocchiosi e inutili.

Dove sei poeta? Dacci un segno! Vienici incontro affinché l’insegnamento dei Grandi non vada disperso nelle sale delle vanità. Le trombe non si addicono ai poeti. La musica deve essere lieve e pungente in uno spartito di cieli di immensità e di bellezza.

Il poeta non si occupa dei fatti propri. I suoi occhi si distendono oltre l’orizzonte, poiché il reale non è più sufficiente, non basta a reprimere il pungolo di ‘dire altro’ in un ‘modo altro’ in un cielo di altezze invalicabili, privo di orizzontalità, in immagini di non ‘senso comune’, di proposizioni di ovvietà.

Il poeta ha gli occhi dell’ossessione, dell’utopia, della realtà e dell’irrealtà, dei mondi impossibili, delle situazioni magnifiche. Canta il dolore, spande il Bene, descrive e irride, condanna le cattive abitudini, prepara e dona un modello di vita, legge i suoi pari, sottomette la sua vanità, allarga le braccia al mondo, congiunge le mani per una preghiera giusta e buona che faccia bene a tutti. Il poeta è nel suo eterno silenzio di devozione alla vita, al rispetto degli uomini, delle leggi, dell’ambiente, dei diversi. Sorride al Bene, evita gli eccessi, scrive dopo una lunga ed estenuante riflessione, deduce e reclama ingiustizie, non parla di sé ma degli altri, reclama il senso della modestia e della prudenza.

Sia la poesia una sana ossessione di poesia, magnifica ossessione di leggere e divulgare poesia. Sia la giornata Mondiale della poesia senza fuochi d’artificio e di trombe, di umiltà e di devozione verso i Poeti e la poesia. Antonio Verri, il nostro poeta del Salento, per strada e in tutti i luoghi distribuiva fogli di poesia, cercava nelle parole il nuovo senso di poesia, costruiva ogni giorno un vocabolario di poesia per la gente, unico e originale, capace di instillarsi nei labirinti dei sentimenti per produrre nuove forme di esistenze umane segnate da un profilo intellettuale di un’epoca che necessitava cultura. Verri si può considerare il poeta della logica, della filosofia del linguaggio, che oscillava tra la tranquilla gloria della classicità e l’eccitante avventura della vita. Era poco propenso alla retorica, era attento a misurare le parole, ma al contempo a stravolgerle e a darle nuovi significati… ecco, cosa ha bisogno la poesia.

Si riparta, dunque, da Verri.

Elio Ria