Bukowski, un’opera lunga quanto la vita
di Antonio Stanca –
Lo scrittore e poeta statunitense Charles Bukowski è nato ad Andernach, in Germania, nel 1920 ed è morto a San Pedro, in America, nel 1994. In Germania si erano conosciuti e sposati i genitori, lei tedesca, lui americano. Si erano poi trasferiti in America prima a Baltimora e poi nella periferia di Los Angeles. Qui Charles aveva trascorso l’infanzia, aveva compiuto gli studi medi e superiori alla Los Angeles High School e quelli universitari alla L.A. City College.
Nel 1944, a ventiquattro anni, aveva cominciato a scrivere soprattutto racconti. Li aveva pubblicati su alcuni giornali ma nessuno, né il pubblico né la critica, li aveva notati. Sarebbero seguiti dieci anni di silenzio durante i quali Bukowski avrebbe vagabondato in molti stati americani, avrebbe cominciato a darsi all’alcol, al sesso ma nei primi anni Cinquanta sarebbe rientrato a Los Angeles e avrebbe fatto il postino. Dopo appena tre anni avrebbe lasciato questo lavoro, a causa dell’alcol sarebbe stato gravemente ammalato, si sarebbe ripreso, avrebbe accettato di lavorare ancora presso le poste stavolta come archivista, si sarebbe sposato ma non molto sarebbe durato il matrimonio. Sarebbe cominciata, così, quella lunga serie di donne che sarebbero state con lui, una lo avrebbe fatto padre di una bambina, Marina Louise, e l’ultima Linda Lee Beighle, lo avrebbe tanto aiutato negli ultimi anni, fino alla morte.
Non è facile distinguere in queste relazioni del Bukowski tra l’amore e il sesso dal momento che l’attività sessuale insieme all’abuso dell’alcol e al gioco negli ippodromi sarebbero stati aspetti importanti della sua vita. Li avrebbe trasferiti in tanti personaggi delle sue opere.
Molto, moltissimo avrebbe scritto Bukowski, non tanto romanzi, soltanto sei, quanto racconti e poesie e di genere autobiografico sarebbe stata quasi tutta la sua produzione. Alcuni osservatori hanno notato che l’autore a volte è andato oltre i confini della realtà, ha fatto posto all’immaginazione ma si è trattato solo di casi eccezionali poiché la realtà sua, della sua vita è risultata sempre predominante nel suo lavoro di scrittore e di poeta. Una vita molto travagliata è stata quella di Bukowski ma la scrittura che ne è derivata non ne ha fatto la cronaca, non l’ha soltanto riportata ma si è sollevata, l’ha superata in nome di verità, di significati diversi. Tra tanto travaglio, tanto disordine, tante bassezze, tante oscenità, tante trivialità la scrittura di Bukowski si è messa alla ricerca di quanto di superiore, di migliore ci poteva essere, non si è rassegnata a dire di una vita “sporca” ma ha cercato di pulirla, si è mostrata capace di pensieri diversi da quelli dettati dal vizio, dalle cattive abitudini. Bukowski è stato scrittore e poeta della sua vita non solo perché ha voluto dire di essa ma anche perché ha voluto guarire da essa. Tra tanto altro ci sono nelle sue opere quei principi, quei valori, quelle virtù che egli avrebbe voluto praticare, non le disconosce, non le rifiuta, le cerca.
Non vuole rimanere uomo lo scrittore ma vuole diventare artista!
Negli anni settanta Bukowski lascerà definitivamente il suo lavoro alle poste e accetterà di lavorare per sempre nella casa editrice Black Sparrow. Aveva quarantanove anni e con la Black Sparrow pubblicherà non solo il primo romanzo, Post Office, quello che avrebbe avuto un grande successo, che lo avrebbe reso noto, non solo tutte le opere successive ma anche le precedenti che generalmente erano comparse su giornali e riviste di poca importanza e che sarebbero state ristampate in volume.
Sarà così che i brevi lavori, racconti, ricordi, riflessioni, note, poesie, saggi, appunti, comparsi a partire dal 1967 sul giornale “Open City” di Los Angeles nella rubrica intitolata Taccuino di un vecchio porco,verranno raccolti nel volume Il ritorno del vecchio sporcaccioneche sarà pubblicato postumo e che quest’anno è stato ristampato dalla Feltrinelli di Milano con la traduzione di Simona Viciani. Nei brevi scritti di quest’opera l’autore si è sentito, più che altrove, libero di dire di ogni sua stranezza, di ogni sua tendenza, di ogni sua mania. Ci si trova, quindi, tra le situazioni più diverse, tra i luoghi, i tempi più lontani, tra le persone più strane, tra le circostanze più assurde e, tuttavia, neanche qui Bukowski rinuncia a cercare quella via, quella maniera che gli permetta di uscire dal tunnel, di salvarsi da quanto di grave, di malato, di osceno si è venuto accumulando, addensando nella sua vita. Un’opera ampia, estesa in ogni direzione e, tuttavia, non mostra di smarrirsi ma di sapersi ritrovare.
Antonio Stanca
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.