21 MARZO, GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
di Luigi Mangia –
LA POESIA NON INVECCHIA
Senti gli alberi. Scopri ed innamorati della terra. Vivi del profumo dei fiori e attraversa con loro le trasformazioni della natura e partecipa alle sue sorprese. Cammina, e ogni tuo passo, diventi un passaggio nelle emozioni. Dedichiamo la giornata mondiale della poesia al poeta Giacomo Leopardi e ai 200 anni de “L’infinito”.
Giacomo Leopardi aveva superato appena i suoi vent’anni, ed era già un poeta affermato, conosciuto e molto stimato anche in Europa. Il giovane poeta viveva in provincia, a Recanati, e soffriva dei limiti di un luogo lontano dalle capitali letterarie ma non si arrese. Nella solitudine amara e disperata progetto di scappare da “Palazzo Monaldi” venne scoperto dal padre, il quale trattò il giovane poeta con durezza ed eccessiva severità. Leopardi ne fu colpito e trovò la risposta al padre nella poesia: “L’infinito”.
Il giovane Leopardi aveva studiato e quindi aveva una profonda conoscenza della letteratura dell’antica Grecia, della letteratura dell’ Umanesimo italiano, aveva studiato Dante e Petrarca; soprattutto apprezzava la letteratura del Rinascimento di cui il poeta preferì lo stile a tutti gli altri.
L’infinito infatti, è un sonetto particolare ed innovativo, è composto da quindici versi, rispetto ai quattordici del sonetto tradizionale. Il giovane Leopardi nella fatica dei suoi studi aveva fatto esercizio di traduzione imitato e copiato i grandi dell’antica Grecia e ancor di più aveva sperimentato, riuscendo ad essere innovativo e padrone della lingua e maturo nello stile. Nel giovane studioso, la filosofia la poesia e la filologia convergono e la forza della creatività non soffre ma trova nelle regole i principi essenziali per diventare arte matura da affermarsi come modello conosciuto come “leopardismo”. Leopardi nel pensiero sceglie la natura e nella poesia dà la parola alla luna.
Al rimprovero subito dal padre per fuggire da casa, Leopardi risponde trovando l’equilibrio con la sua terra:
“ sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.”
Sono due le parole che hanno forza da risultare rivoluzionarie nel pensiero del sentire del poeta: “caro ed ermo”. In queste parole si trova l’inizio di una nuova grammatica di come abitare lo spazio e vivere il tempo. Negi aggettivi “caro” ed “ermo” riferiti al colle è radicata la radice della percezione della vita chiusa e limitata, contro il desiderio di essere libero nelle onde del temo, dove l’io si fa pensiero, scelta, conoscenza. Dalla natura nasce, per il poeta, il bisogno di essere libero ma anche di non rompere il “genius loci” dei volti e dei luoghi, conservando il tempo.
“e come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni e la presente
e viva, e ‘l suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce, in questo mare”.
Questi versi non sono un passaggio, sono per il poeta filosofo, Leopardi l’inizio di un nuovo pensiero, di una nuova sintassi, di vivere, di partecipare e di relazionarsi con e nel paesaggio. In questi versi c’è tutta la lezione del giovane poeta: c’è il romanticismo del filosofo, del poeta, del filologo Giacomo Leopardi.
200’ anni sono il compleanno de “L’infinito” ma i quindici versi non sono diventatati ancora vecchi. Li sentiamo vicini, sono il nostro pensiero: le parole dei nostri passi nel paesaggio di un viaggio alla scoperta della Terra, che non suo essere madre, continua a farci vivere e a trovare gioia nella natura che ci accompagna ancora nella speranza di avere tempo.
Con ArtApp dedichiamo la giornata mondiale della poesia a “L’infinito”, la poesia che non invecchia!
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