di Marcello Buttazzo –

Chi lavora per Emergency merita solo stima, affetto e pubblico riconoscimento. Medici e volontari coraggiosi ed eroi, pronti a prendersi cura di bambini con le carni lacerate, di uomini fatti a brandelli, di donne e vecchi violati, sono la nitida testimonianza d’una speranza che vive, d’un sole che sorge. C’è solo amore in chi si offre disinteressatamente agli altri, in chi sa aprire il cuore e sfidare la morte. Purtroppo, a varie latitudini, la terra è insanguinata da conflitti ferini di dominio, di potere, di spoliazione. E gli sciagurati e criminali attacchi terroristici, di questi ultimi tempi, contribuiscono a rendere più esplosiva e incandescente la situazione. “La politica ha dimenticato che la guerra è il problema del mondo”, ripete da sempre Gino Strada. Quante sono le guerre ingiuste che dovremmo rendere tabù? Potremmo anche per esteso chiederci: può esistere mai una guerra giusta? L’uso della forza bruta è sempre una meschinità, una iattura, l’insania del tempo, è una forma di resa, di fallimento, d’impotenza, una manifestazione comunque crudele. Che erompe a inquinare il mondo, a farne cencio, straccio, contrada dannata dove naufragano le ultime speranze, dove s’impantanano gli ultimi, i disperati, gli oppressi. Forse, siamo degli eterni illusi, degli inguaribili utopisti, ma perché non sognare una inversione di tendenza? Perché non credere che la salvezza del mondo e la salvaguardia dei più deboli possano avvenire con più trasparenza, con più giustizia? Davvero la democrazia si esporta con le armi e con le bombe più o meno intelligenti? Perché non oltrepassare, non polverizzare i consueti e desueti paradigmi, progettando un nuovo e più vivibile villaggio globale possibile? Usando come strumenti d’elezione solo la solidarietà, la comprensione, l’impegno, la diplomazia, la condivisione, la giustizia sociale, il pacifismo, la non violenza?

Marcello Buttazzo