di Oscar Zagabria – “Italieni” (Besa 2017), di Paolo Vincenti, si compone di una serie di articoli, comparsi su riviste online tra il 2015 e il 2017, che prendono spunto dalla cronaca politica o di costume, come: la Legge Cirinnà (20 maggio 2016), il referendum sulle trivelle (12 aprile 2016) il referendum sulla riforma costituzionale (4 dicembre 2016), il referendum inglese sulla Brexit (23 giugno 2016), le dimissioni  di Renzi (7 dicembre 2016) e la nascita del governo Gentiloni (12 dicembre 2016), la liquidazione di Banca Etruria (22 novembre 2015), gli attentati di Bruxelles (22 marzo 2016), l’incostituzionalità dell’Italicum (25 gennaio 2017), l’amministrazione Raggi a Roma.

Per i temi legati al costume, troviamo nel libro: la querelle sul ritiro di Totti (2016-2017), la morte di Silvana Pampanini (6 gennaio 2016), quella di Paolo Poli (25 marzo 2016), il Nobel per la Letteratura a Bob Dylan (ottobre 2016), la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto di Amatrice (settembre 2016), la Pokemon mania (2016), ecc.

Lo stile è quello già consolidato dalla precedente pubblicazione “L’osceno del villaggio”: a metà tra l’editoriale e il satiresco, tra il serio e il faceto. “Italieni” è una carrellata sui principali avvenimenti accaduti nell’ultimo anno e mezzo, filtrati spesso attraverso lo schermo di un televisore, vero e proprio oggetto feticcio per l’autore. Finestra elettrica sempre aperta sul mondo reale o immaginifico che sia, non importa, dove l’assuefazione può solo essere scongiurata attraverso il continuo cambio di canale.

Ed è lo stesso zapping, unica forma di controllo di un mezzo così pervasivo, che sembra essere stato riversato nella scrittura di Vincenti, assurgendo a vero e proprio metodo narrativo che attraverso l’ellissi, la fratturazione degli avvenimenti, il salto senza reti di protezione da un argomento all’altro, cerca di superare l’illusione della continuità logico-temporale impacchettata dalla ideologia dominante. Svelando tutta l’alienazione e lo straniamento dell’uomo contemporaneo.

Gli it-alieni, diventano allora l’emblema e il prodotto di una certa contemporaneità che modella sulla deprivazione culturale e sociale stili di vita e di pensare, trasformando le persone prima e i cittadini poi in mansueti consumatori a cui si può propinare qualsiasi tipo di prodotto, compreso quello politico.

Vincenti cerca di far deflagrare questo pensiero mainstream attraverso il decentramento e il depotenziamento semiotico dei fatti narrati, che diventano meri pre-testi per poter dire altro, e il frazionamento del testo tramite un cut up diverso da quello utilizzato da Burroughs o dagli autori del programma televisivo “Blob”, e inteso, più che altro, come taglio e divertito accostamento di argomenti, o registri espressivi, apparentemente distanti tra loro che un sapiente campo lungo restituisce nella stessa pagina con sapienza e ironia, quando non con un vero e proprio distaccato sarcasmo. Ciò avviene là dove l’autore si rende conto che l’illusione di una simile operazione è destinata ad infrangersi sull’impossibilità di poter andare al di là di un mondo già strutturato mediaticamente che non permette voci fuori dal coro, come la sua.

Una nota a parte meritano le graffianti vignette che impreziosiscono il libro firmate da Paolo Piccione, talentuoso vignettista satirico e umorista originario di Manduria.

In questa presa di coscienza, nell’improvviso blackout del tran tran televisivo, nell’attimo di silenzio che intercorre saltando da un canale all’altro, che riflesso sullo schermo nero finalmente appare in tutto il suo splendore, troviamo Paolo Vincenti, seduto in poltrona con in mano una bottiglia di birra, alle sue spalle la libreria piena di classici e accanto il suo mai domo demone della scrittura. Barlumi di autenticità che percorrono e illuminano per intero questa ultima fatica dell’autore.

Oscar Zagabria, 21 ottobre 2017