di Alessandro Vincenti

E’ singolare come in questi ultime settimane su molti media italiani il dibattito sull’islam e sul mondo arabo abbia raggiunto il suo parossismo guerrafondaio, con schiere di temerari “intellettuali” – un esempio su tutti il giornalista Magdi Allam – pronti a imbracciare lance, spade e scudi crociati per difendere l’Occidente dalla minaccia dell’islam. Ed è altrettanto singolare notare come i contemporanei Goffredo di Buglione utilizzino per preparare la loro “crociata” tutto l’armamentario culturale che nel corso dei secoli ha fatto dell’Oriente e dell’islam due entità estranee e contrapposte all’Occidente e ai suoi benedetti valori.
E’ stato Edward Said, critico letterario di origini palestinesi, con la pubblicazione nel 1978 di “Orientalismo”, che per primo ha chiarito quei processi di colonizzazione culturale attraverso i quali l’Occidente ha prima definito per poi appropriarsi di una certa idea di Oriente, tuttora lontana dall’essere confutata, visto principalmente come luogo d’elezione in cui far risiedere l’Altro da sé.

Tracce di questa rappresentazione occidentale dell’Oriente si trovano, fa notare Said, già nell’Iliade, nei Persiani di Eschilo e nelle Baccanti di Euripide.

Eschilo dipinge il senso di disfatta che si impadronisce dei persiani allorché apprendono che la grande armata, guidata dal Re in persona , è stata sconfitta dai greci. Per la prima volta nella cultura occidentale l’Asia parla per bocca dell’immaginazione europea, e l’Europa è raffigurata come vincitrice dell’Asia, mondo ostile e “altro” al di là del mare.
All’Asia sono attribuiti sentimenti di desolazione, lutto e sconfitta, visti da allora in poi come l’inevitabile conseguenza di ogni sfida lanciata all’Occidente.
Nelle Baccanti, forse il più asiatico di tutti i drammi attici, Dioniso è esplicitamente legato all’Asia vuoi per le sue origini, vuoi per gli strani eccessi dei misteri orientali.
Penteo, re di Tebe è rovinato dalla madre Agave e dalle baccanti sue alleate. Avendo sfidato Dioniso, non volendogli riconoscere né la divinità né il potere, Penteo viene orribilmente punito (il suo corpo viene straziato e la testa esibita come un trofeo!), e la tragedia termina nel generale riconoscimento della tremenda potenza del Dio di origine asiatica.
I due aspetti dell’Oriente, che nei due drammi citati lo differenziano dall’Occidente, rimarranno centrali nella geografia immaginaria in Europa. L’Europa è forte e ben strutturata; l’Asia è lontana, oscura e sconfitta.

L’Oriente, il Vicino Oriente in modo particolare, fu da allora considerato dall’Occidente il proprio grande opposto complementare. E la stessa sorte toccò all’islam, giudicata una versione modificata, in modo fraudolento, di qualcosa di già esistente, cioè del cristianesimo.
E’ Dante Alighieri ad inserire “Maometto” Mohammed nel canto XXVIII dell’Inferno. Lo troviamo nell’ottavo dei nove cerchi maledetti, nella nona delle dieci bolge di Malebolge, anello di tetre fosse che circonda la sede stessa di Satana. Maometto è collocato nella categoria dei “seminatori di scandalo e di scisma”. La punizione che gli tocca, eterna come ogni altra dell’Inferno, è quella di essere lacerato in due metà dal mento all’ano, come – spiega il poeta – una botte le cui doghe vengano disgiunte. I versi di Dante non trascurarono alcun dettaglio escatologicamente importante della percezione di un così esemplare supplizio: i visceri di Maometto e i suoi escrementi sono descritti con vivida precisione. Lo sventurato spiega a Dante la propria punizione indicando anche Alì, che lo precede nella fila dei peccatori che un diavolo divide metodicamente in due.
Il Poema del Cid, la Chanson de Roland e lo “Otello” di Shakespeare sono ulteriori opere dove Oriente e islam vengono rappresentati come forze esterne, estranee, seppure con un ruolo speciale nelle vicende interne dell’Europa. Ma persino Karl Marx, fa notare Said, attinge nella tradizione romantico-orientalista, quando sostiene in “Survey from the Exile” che: “In India, L’Inghilterra ha da compiere una duplice missione, distruttiva da un lato, rigeneratrice dall’altro, dissolvere l’organizzazione sociale asiatica e insieme gettare le fondamenta di una società di tipo occidentale”. Per il filosofo di Treviri, il superamento del sistema economico asiatico non poteva non passare dall’interferenza colonialista della Gran Bretagna, male necessario per raggiungere un successivo riscatto.
Alla luce di tutto ciò, com’è facile immaginare, la retorica anti-orientale e anti-islamica, che oggi pervade ampi strati dell’opinione pubblica e la penna di molti intellettuali occidentali, sarà difficile da scalfire visto che i suoi fondamenti si perdono agli albori della cultura occidentale.

Prima di chiudere c’è da sottolineare il fatto che Gesù Cristo viene, invece, riconosciuto dal Corano come uno dei più grandi messaggeri di Dio al genere umano; e a Lui e a sua Madre (Maryam) sono dedicati diversi versetti.

Alessandro Vincenti