di Antonio Stanca

Lo scorso Giugno dalla casa editrice Sellerio di Palermo è stato pubblicato il libro Storie di alberi e bonsaidello scrittore cileno Alejandro Zambra. L’opera contiene due romanzi brevi o racconti: il primo, La vita privata degli alberi, risale al 2006, il secondo, Bonsai, al 2005. Le traduzioni sono rispettivamente di Maria Nicola e Fiammetta Biancatelli. 

Alejandro Zambra è nato a Santiago del Cile nel 1975. In questa città ha studiato e si è laureato in Letteratura spagnola. A Madrid si è poi specializzato in Filologia spagnola. Insegna letteratura presso la privata Università cilena “Diego Portales”. Nel 1998 ha esordito come poeta e nel 2005 come scrittore. E’ anche autore di saggi di critica letteraria. Le sue opere hanno avuto molte traduzioni e numerosi premi.

A trent’anni Zambra ha cominciato con la narrativa e a quell’età risalgono i due racconti. Sono tra le sue prime narrazioni e già si possono notare i temi e i modi di quello che nel 2011 sarebbe stato inserito, dalla rivista letteraria inglese Granta, tra i ventidue migliori autori in lingua spagnola.

A Zambra preme dire di quanto avviene nell’anima, di cosa muove lo spirito, allo scrittore interessa quella vita interiore che tanto importante diventa quando si soffre. Persone in pena sono spesso i suoi protagonisti, persone superate, vinte dai tempi, dalle circostanze perché incapaci di controllarle, regolarle, uscirne salve. Così succede per Julián e Julio nei due racconti. Entrambi credono di aver risolto i loro problemi, le loro difficoltà a comunicare, a stare con gli altri, da quando hanno conosciuto uno Veronica e l’altro Emilia. Da queste, però, verranno improvvisamente lasciati e per sempre. Altri interessi, altri impegni, altra vita le ha attirate al punto da non comunicare la loro decisione nemmeno ai compagni. Soli torneranno questi, tra i pensieri, le riflessioni, i ripensamenti, le insoddisfazioni di sempre si ritroveranno e mossi si sentiranno a ricordare la vita trascorsa. Di tutto quanto ha fatto parte di essa saranno composti i loro ricordi, dei tempi della loro infanzia, della loro giovinezza, dei luoghi conosciuti, vissuti, delle persone frequentate, delle esperienze avute. Diverse erano state queste, diverse le sofferenze dalle quali erano stati messi entrambi alla ricerca di quella comunicazione, di quel rapporto, di quello scambio che non avevano mai avuto. Avevano pensato di scrivere un libro nel quale dire dei loro problemi e col quale raggiungere il successo. Lo avevano fatto ma senza ottenere i risultati sperati. Dopo altre esperienze, dopo altre donne, Veronica ed Emilia erano sembrate la scoperta di quanto cercato. Non era stato così. Abbandonati, persi erano rimasti in un mondo come quello moderno che vive soprattutto di scambi, di rapporti.

Due esempi ha voluto ricavare Zambra, tramite Julián e Julio, di quanta incomprensione ci sia in un mondo pur così evoluto, di quanto triste, drammatica sia  la condizione di una persona esposta all’assalto di problemi interiori, di come questi ancora esistano e ancora facciano le loro vittime. Il simbolo di una società che non si sofferma a capire, ad accogliere i “diversi” diventano le due donne, il segno di un movimento destinato a procedere sempre più, ad ignorare, a travolgere chi è debole, fragile, chi, come Julián e Julio, non è capace di partecipare del suo impeto, della sua velocità.

Attento ai minimi risvolti del pensiero, ad ogni movimento dello spirito, è Zambra scrittore. Molto vogliono dire le sue parole e riescono a farlo anche se a volte fuori da un procedimento regolare, logico, da una sequenza ordinata poiché impegnate a cogliere quanto emerge dalle profondità della memoria, dai recessi della coscienza.

Molto moderno, molto vicino ai problemi dei tempi nuovi, si mostra Zambra. Risente dell’influenza degli autori nuovi dell’Occidente europeo, della letteratura di genere psicologico ma pur tra tanti precedenti riesce a ritagliare un suo spazio, ad avere una sua maniera, una sua scrittura.

Antonio Stanca