di Antonio Stanca –

Presso Mondadori Libri, su licenza Piemme, è comparsa quest’anno, a Febbraio, una riedizione di “A occhi chiusi“, romanzo della famosa scrittrice e giornalista inglese Paula Hawkins. La traduzione è di Rachele Salerno. L’opera è del 2022 ed è il quarto romanzo del genere thriller psicologico scritto dalla Hawkins. Come i precedenti è stato un successo, ha confermato la presenza della scrittrice tra i maggiori autori del tempo.

Nata in Rhodesia, a Salisbury nel 1972 da famiglia inglese, si era trasferita con i genitori a Londra quando aveva diciassette anni. All’Università di Oxford aveva studiato filosofia, politica ed economia. Aveva cominciato a scrivere come giornalista, consulente finanziario, libera professionista e nel 2009 aveva esordito nella narrativa con romanzi rosa. Il successo sarebbe giunto nel 2015, quando a quarantatré anni scrisse il primo dei suoi thriller psicologici La ragazza del treno. Si rivelò un best seller internazionale, vendette venti milioni di copie, rimase per tredici settimane nell’elenco dei best seller del New York Times contendendo per il primo posto, consacrò la Hawkins tra i grandi autori della storia. I tre romanzi venuti dopo avrebbero continuato la sua fama, avrebbero fatto di lei una grandezza indiscutibile. Così sarebbe avvenuto con A occhi chiusi, sarebbe stato un altro contributo alla sua altezza.

Il genere thriller psicologico è un’opera dove il travaglio che consegue ad un misfatto, la ricerca del colpevole o dei colpevoli sono vissuti marginalmente dagli organi di polizia poiché ad interessarsi, a voler sapere sono soprattutto le persone vicine, familiari, parenti, amici, a quanto accaduto. È nella loro mente, nel loro animo, nella loro coscienza, che si creano infiniti dubbi, sospetti, è tra loro che s’instaura una situazione di paura, di dramma, sono loro a risultare agitati, tormentati, a temersi, sospettarsi, a pensare ai moventi, ai responsabili, a tutto quanto può essere collegato con l’azione criminale.

In A occhi chiusi è un gruppo di tre amici, due uomini, Jake e Ryan, e una donna, Edie, a fare da protagonista. Stanno insieme dai tempi della scuola, hanno fatto parte di comitive di amici allora e di altre adesso. Jake ed Edie sono ormai marito e moglie mentre Ryan è rimasto solo da quando si è lasciato con la sua compagna. Per problemi economici dall’Inghilterra, da Londra, i tre sono andati a vivere in Scozia, a Edimburgo: Jake ed Edie nella povera casa sulla scogliera ereditata dal padre di lui e Ryan nei dintorni dove ha affittato un appartamento abbastanza comodo. Adesso lui ha un impiego che gli permette di vivere bene mentre i due continuano ad avere problemi di soldi, di debiti, a litigare per questi ed altro. Edie lascerà Jake e si rifugerà presso Ryan. Di lui sarà ospite fin quando non si metteranno insieme e per sempre. Intorno a loro ci sono amici vecchi e nuovi, con questi hanno rapporti, scambi ma soprattutto dei primi tre dice la narrazione, come separati dagli altri, dal contesto li mostra. Così continua nella nuova situazione che si è creata tra loro ed anche quando Jake sarà trovato morto, crudelmente ucciso, nella sua casa sulla scogliera dove era rimasto solo. Ryan ed Edie saranno sconvolti per molto tempo. Non capiscono chi può essere stato, perché lo ha fatto. È stato tutto così improvviso, così pauroso. Ne parlano gli amici, le amiche e Ryan ed Edie con loro. Saranno tanti i discorsi, i pensieri, i sentimenti che emergeranno ma tante saranno anche le cose che si sapranno. Cose successe in passato quando i tre erano ancora ragazzi e stavano più tempo con gli altri, quando era facile che si verificassero invidie, gelosie, dispetti, rancori ed anche offese gravi, violenze, che ci si prefiggesse di vendicarsi e non si finisse mai di pensarci. È un universo intero quello che si spalanca agli “occhi chiusi” di Edie e nel quale la morte di Jake finisce col sembrare come dovuta ad un antico proposito di vendetta. Tutto si riflette nell’intimità di lei e degli altri. Di queste intimità scrive la Hawkins: qui la sua qualità, la sua capacità, la sua abilità. Chiara, libera procede tra prima e dopo, tra passato e presente, tra le complicazioni, gli sconvolgimenti dell’animo umano. Tutto quanto di quei giovani è interiorità mette in evidenza senza riuscire mai difficile. È la psicologia dei suoi personaggi quella che la interessa di più, la loro vita inconscia, l’oscuro movimento che vi avviene, che tanto li fa pensare, tanto li fa soffrire. Sarà questo il modo, il tono dell’opera, dell’intera opera. Non si finirà mai di sapere quanto sta succedendo in quelle persone. Si rimarrà così fino alla fine e questo effetto di continua tensione, di eterna inquietudine per la scrittrice risulterà più importante della scoperta degli autori del reato. Per la Hawkins conta più l’anima del corpo, più la vita della morte.

Dopo essersi sentiti coinvolti fin dalle prime pagine si finisce col rimanere stupefatti di fronte ad una simile constatazione!

Antonio Stanca