di Antonio Stanca – Al numero nove della serie “Grandissimi”, recentemente promossa dal “Corriere della Sera”, è comparso il breve volume Martin Luther King, una vita per un sogno. L’opera è stata curata da Guido Sgardoli, cinquantatreenne scrittore, disegnatore e animatore italiano, noto soprattutto per la sua narrativa per ragazzi. A questa è approdato dopo aver pubblicato alcuni racconti su giornali e riviste. È nato a San Donà di Piave nel 1965 e vive a Treviso, dove svolge anche l’attività di veterinario.

Alcuni suoi lavori hanno avuto traduzioni e sono stati apprezzati pure all’estero. In questo opuscolo ha voluto immaginare un racconto fatto da Coretta, la moglie di Martin Luther King, a Yolanda, una sua nipote di appena sei anni. Attraverso questo racconto molto si verrà a sapere di Luther King, tutto quanto aveva fatto parte della sua indole, aveva promosso la sua azione, gli aveva procurato certi risultati.

In una favola sembrerà trasformata la vita di Luther King poiché raccontata dalla nonna alla nipote sarà, un alone di leggenda acquisterà, una proiezione mitica: è la maniera preferita dallo Sgardoli, è la sua maniera di essere scrittore per ragazzi. Molto originale va considerata questa sua breve opera dal momento che in poco, con poco ha reso una figura così complessa, così impegnata. Non c’è situazione, nella narrazione, che non riporti ad un evento, ad una circostanza eccezionale della vita di Luther King, che non dica di una sua azione, di una sua idea, di una sua parola esemplare. Ad un altro Messia, alla sua vita, alla sua opera sembra di assistere e in effetti per redimere, per salvare il genere umano Luther King diceva di essere venuto, per liberarlo da quanto gli era sempre pesato non tramite la lotta, la violenza bensì l’amore, la pace.

Nato ad Atalanta, Georgia, nel 1929, Luther King divenne pastore nel 1947 e subito cominciò ad impegnarsi per l’integrazione dei negri d’America mediante il sistema della “non-violenza”. Dal 1954 fece di Montgomery, Alabama, dove era stato incaricato pastore, una delle città più impegnate perché ai negri fossero concessi gli stessi diritti dei bianchi, non fossero esclusi dalla vita di questi, non vivessero segregati. Numerose furono le “marce” che Luther King organizzò a tal fine e ad esse partecipò il suo “esercito della non-violenza”.

Ritornerà ad Atalanta nel 1960, compirà molti viaggi all’estero, pronuncerà molti “sermoni” a commento di alcuni passi evangelici, scriverà delle opere dove raccoglierà le testimonianze, gli scritti, i discorsi che avevano costituito il suo impegno per l’integrazione razziale e per il riconoscimento dei diritti civili ai negri. Nel 1964 gli verrà conferito il Premio Nobel per la Pace mentre già erano cominciate a comparire delle leggi a favore dei negri, della loro integrazione.

Nel 1968 a Memphis sarà vittima di un attentato, verrà ucciso e in America ci saranno molti e gravi disordini tanto popolare, tanto importante e tanto amata era diventata la sua figura. Altre leggi integrazionaliste saranno approvate subito dopo quell’avvenimento.

Un ecclesiastico e un uomo politico era stato Luther King, anche in carcere era stato, una famiglia aveva avuto con figli e nipoti ma più importante di tutto era stato  per lui quell’ideale che aveva iniziato a perseguire quando era ancora giovane e che, sull’esempio di Gandhi in India, gli aveva fatto pensare di cambiare la storia d’America, di recuperare quanta della sua popolazione era rimasta sempre emarginata, di procurarle i diritti che non aveva mai avuto, di salvarla dalla miseria, dalla morte che tanto erano durate. Ci sarebbe riuscito, ogni suo impegno avrebbe volto in tal senso fino a rimanere ucciso. Avrebbe fatto, però, dell’America una nazione nuova, dei negri un’umanità come le altre. Li avrebbe riscattati da secoli di pene. Avrebbe avviato un processo che non si sarebbe mai fermato, che avrebbe portato a sempre maggiori conquiste.

Ora di tutto questo Sgardoli immagina che la nonna parli alla nipote bambina. Glielo fa fare nei modi di un racconto, di una favola onde procurare a quanto detto quella dimensione estesa, infinita che è propria delle favole.

Antonio Stanca