di Marcello Buttazzo –

Un po’ di anni fa, “incontrai” Gianni Ferraris sulle pagine de “Il Paese Nuovo di Lecce”, un quotidiano di cronaca, di culture, di arte, di bellezza, diretto da Mauro Marino. Gianni scriveva i suoi articoli di varia umanità, di politica, di impegno sociale e civile, con un piglio deciso, con un taglio radicale, che a me piaceva molto. Ho avuto il piacere e l’occasione di incrociarlo e vederlo de visu al Fondo Verri di Lecce. Abbiamo fatto conoscenza. È pleonastico dire che di lui apprezzo le doti umane, la sua sensibilità, la semplicità, la capacità di ampia visione liberale, aperta, morbida.

Giovedì 6 febbraio, presso l’associazione We Lab di di Diego Dantes e di Roberta Marini, a Lecce, s’è svolta la presentazione del nuovo libro di Gianni Ferraris, “Cartoline dal Salento” (Spagine- Fondo Verri edizioni).
We Lab è uno spazio plurale, un laboratorio di attività creative e culturali, nato da poco, con l’intento primario di costruire comunità, di favorire la socializzazione delle conoscenze e renderle fruibili a tutti i cittadini, a tutte le cittadine. Giovedì 6 febbraio, hanno dialogato con Gianni Mauro Marino e Diego Dantes. In tanti ci siamo ritrovati, protesi in un abbraccio, per ascoltare un uomo dolce, sensibile, che ha tanto da dire e da donare.

Lui è un salentino d’adozione. Ha vissuto parte predominante della vita a Solero (Alessandria). E con gli occhi del piemontese, innamorato della nostra terra, dei suoi costumi, del suo cibo, della sua gente, ci restituisce bozzetti di Salentitudine d’una profondità assoluta. Il libro “Cartoline dal Salento”, con note di lettura di Fernanda Franchini, di Diego A. Dantes, di Mauro Marino, che reca una bellissima e immaginifica illustrazione di Giancarlo Montelli, è un florilegio di considerazioni, di pensieri e di parole, di analisi caustiche, apparse, negli anni, sull’edizione cartacea de “Il Paese Nuovo di Lecce”, su “Fondazione Terra d’Otranto”, sulla pagina on line di “Città Futura di Alessandria”.
Si tratta di descrizioni appassionate della terra del Sud, da parte d’un “forestiero”, che però non si sente tale. Gianni, nei suoi scritti, segue diversi registri accattivanti: quello cronachistico, spesso intriso d’una ironia soave e benevola, d’una leggerezza che fa trascorrere velocemente il tempo di lettura; quello narrativo, con un susseguirsi di fatti che vengono dettagliatamente ed elegantemente enucleati, come fossero un chiaro racconto. Eppoi, c’è una evidente verve poetica dell’Autore, che spesso s’appalesa vistosamente, come quando lui s’incanta al cospetto della luna notturna di Castro, o come quando percorre l’isola di Sant’Andrea, regno del gabbiano corso; o ancora quando si stupisce, con la meraviglia innata d’un fanciullo, vicino al mare mosso nei pressi della Zinzulusa e di Porto Miggiano.
E, forse, l’incedere e il procedere poetici sono la cifra più caratteristica di “Cartoline dal Salento”. Come non percepire sulla nostra pelle, l’emozione dell’Autore, allorquando osserva un tramonto con il sole arancio che si sta immergendo nel mare. Come non commuoversi alla evocazione delle stupende ragazze di Cannole, “le ragazze del Novecento” che cantano. Come non essere pervasi da un moto di empatia, allorquando Gianni ricorda una espressione del piccolo figlio Mattia, nei giorni dell’eclissi: “Papà, il sole s’è rotto…”. “Cartoline dal Salento” è uno spaccato puntuale, lirico, della terra dell’estremo Sud, d’un giornalista e scrittore, che prova accoratezza per questo posto. Tuttavia, nelle pagine di questo bel libro, non mancano le critiche recise agli aspetti controproducenti che attanagliano la quotidianità.
È vero, l’Autore con occhi d’incanto s’infervora alla vista di luoghi straordinari; purtuttavia, conserva intatta la sua ineccepibile postura morale diritta, che lo conduce anche a critiche severe, serrate. In “Cartoline dal Salento” è possibile cogliere “l’anima radicale” di Gianni. Il suo amore incondizionato per i diseredati, per gli sconfitti, per gli esclusi, per gli ultimi della terra, che sono quelli che, alla fine, fanno la Storia e le danno significato. In alcuni passaggi, L’Autore condanna senza alcun scampo le sperequazioni sociali, le ingiustizie economiche, che sono, purtroppo, pianamente operative, a varie latitudini. È un errore pensare che “Cartoline dal Salento” sia un libro solo di narrazioni rosee e idilliache e trasognate. No, niente di tutto ciò. Gianni sa fare anche, con grazia, con discrezione, le pulci alle “cose che non vanno”, alle storture istituzionali, alla mediocrità di certo pensiero politico che, invece di edificare cittadini, crea sudditi. “Cartoline dal Salento” è, tra le altre cose, un elogio sentito dell’amicizia, che per l’Autore è un dono di inestimabile valore, una calia preziosa da custodire gelosamente nelle pieghe dell’anima. Mauro Marino, nella nota di lettura, scrive quanto sia più che mai necessario farsi “prestare” gli occhi: “Affinare la propria sensibilità puoi farlo solo cambiando il punto di vista, accogliendo quello dell’altro”. L’atteggiamento antropologico più corretto è sempre quello di riconoscere la propria personalità, senza tuttavia chiudersi mai in rigorose e asfittiche isole identitarie. Dobbiamo sempre guardare con affetto e con amore l’altro da Sé, che è in grado di fornire con i suoi occhi una rappresentazione diversa e altra delle cose. Alfine di nutrire di carezze, di abbracci, l’umanità. Gianni Ferraris, in “Cartoline dal Salento”, con gli occhi del “forestiero”, ormai radicato nel nostro connettivo sociale, ci offre i dettagli, l’essenza, le sfumature più intime, d’una terra (la nostra), che è anche la sua. Una terra di antiche culture e tradizioni e di contaminazioni. Contaminazioni che sono alla base del fiorire di tutte le civiltà.

Marcello Buttazzo