di Antonio Stanca

Mohsin Hamid è uno scrittorepakistano. Nato a Lahore nel 1971, è vissuto soprattutto in America dove si èlaureato ed ha lavorato per molto tempo prima di dividere il suo impegno traLahore, New York e Londra con presenze anche in Italia.

Ha cominciato a scrivere sugiornali e riviste su argomenti di grande attualità, migrazione,globalizzazione, guerra, religione. Capace di avviare e sostenere polemicheanche accese si è mostrato, incrollabile nelle sue convinzioni. Una sua operadel 2007, Il fondamentalista riluttante,è stata tradotta in venticinque lingue, è diventata un bestsellerinternazionale, ha avuto una riduzione cinematografica e, insieme ad altre, gliha procurato riconoscimenti di prestigio. Ora presso Einaudi è comparsa laristampa del romanzo Exit West del2017. La traduzione è di Norman Gobetti.

Hamid vi narra di una storiad’amore incompiuta ma durata molto a lungo: è quella tra Saeed e Nadia, duegiovani provenienti da quei paesi asiatici dove ora c’è tanta tensione, tantaguerra, tanta morte, tanta miseria. I due da tempo stanno insieme, si ritrovanoma non parlano di loro, del loro amore, sono contenti solo di vedersi, incontrarsi,scambiare brevi discorsi. Fuggiranno come tante altre persone dai loro posti,dai loro parenti, emigreranno e passeranno attraverso tanti paesi occidentali,dalla Grecia all’Inghilterra, all’America e ad altri, dove continueranno nelloro particolare rapporto aggiungendovi il lavoro che riusciranno a fare e lacasa o meglio il riparo che riusciranno a trovare. A loro bastava stare insiemenei momenti liberi, durante la notte, scambiare uno sguardo, una carezza, unaparola d’affetto. Col tempo, però, succederà che questo non sia piùsufficiente, che si stanchino di un rapporto così poco chiaro e che decidano dilasciarsi, di provare ognuno a vivere per proprio conto, col proprio lavoro,con altre persone. Così fecero ma non smisero di ritrovarsi, di rivedersi el’opera si concluderà lasciando sospeso il loro rapporto. Non solo questo,però, è l’argomento che lo scrittore si propone di rappresentare bensì anche ildramma che, insieme a Saeed e Nadia, vivono oggi migliaia, milioni di personecostrette a lasciare il loro paese d’origine e ad affrontare pericoli, rischidi ogni genere per soddisfare i bisogni più elementari quali quelli del cibo,di un alloggio, di un lavoro. Ancora dei migranti ha voluto dire l’Hamid diquesto libro perché non riesce a prescindervi: lo considera un problema tra ipiù gravi, se non il più grave di quelli attuali. Le sue cause, le sueconseguenze sono drammatiche, allarmanti e non sembra possibile una suasoluzione. Così procede lo scrittore nell’intero corso dell’opera, fa scorrerela vicenda dei giovani insieme a quella di un’intera umanità. Alla fine, però,lascia intravedere una luce di speranza, una possibilità di salvezza. La profilaall’orizzonte e fa pensare che qualcosa stia cambiando, che il male si stiariducendo.

Una probabilità, un’ipotesi persalvarsi ha voluto Hamid indicare ma non l’ha chiarita, non l’ha precisata ed halasciato che siano gli altri a farlo fidando nelle capacità di chi vive lacrisi, nella sua volontà di superarla.

Antonio Stanca