di Antonio Stanca –

Edgardo Franzosini è nato a La Valletta Brianza, in provincia di Lecco, nel 1952, ha sessantacinque anni, ha lavorato a Milano nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, sede di Piazza Fontana, ed ora vive a San Bovio, frazione di Peschiera Borromeo.
Dal 1989, da quando aveva trentasette anni, ha cominciato a scrivere romanzi che si muovevano tra storia e invenzione, reale e immaginario, verità e ironia. Erano opere nelle quali il Franzosini ricostruiva la vita di personaggi della storia passata, dei quali durante le sue letture o ricerche gli era capitato di avere notizie. Notizie piuttosto limitate che non lo avevano soddisfatto e lo avevano mosso a cercare in maniera più ampia, a ricostruire per intero la vita di tali personaggi ricorrendo anche all’invenzione, all’immaginazione. Generalmente erano figure minori, di quelle che nella storia passano inosservate, scorrono in silenzio, e lui aveva voluto riscattarle da questa condizione, ne aveva fatto i protagonisti di romanzi. Molto appropriato e chiaro è risultato il suo linguaggio, capace di coinvolgere subito il lettore dal momento che lo incuriosisce tramite i tanti particolari dei quali è ricco e che non si limitano alle vicende del personaggio presentato ma si estendono all’ambiente, alla situazione, alla storia della sua epoca. Un quadro ampio, completo è quello che in ogni romanzo il Franzosini giunge a comporre senza che risulti mai appesantito da superficialità o ripetizioni.

Molto abile è lo scrittore nel suo procedere: è vero quello che dice ma a volte è solo immaginato, a volte diventa un gioco, una burla e, tuttavia, riesce egli a combinare elementi pur diversi, riesce ad interessare, a farsi ammirare. Quasi tutte le sue opere hanno ottenuto dei riconoscimenti. Alcune sono state tradotte in lingue straniere.

Il primo romanzo, Il mangiatore di carta, risale al 1989 e quest’anno ha avuto un’edizione riveduta da parte della casa editrice Sellerio di Palermo. Come nelle altre narrazioni anche in questa Franzosini rappresenta la vita di una persona che sarebbe rimasta sconosciuta, della quale nessuno avrebbe saputo niente se non ci fosse stato lui ad interessarsi. Ne aveva avuto notizia leggendo le Illusioni perdute di Honoré de Balzac. Vi si trovava appena accennata in due pagine del famoso scritto e questo ha mosso il Franzosini a compiere una ricerca che, insieme alle sue invenzioni, avrebbe portato al romanzo Il mangiatore di carta.
All’inizio Franzosini dice che in Balzac stava scritto che un giovane giunto alla disperazione era stato liberato dall’idea di suicidarsi da un anziano che gli aveva raccontato la novella del “mangiatore di carta”. Questi si chiamava Johann Ernst Biren e nel ‘700 svolgeva l’attività di segretario-scrivano presso il barone di Goertz, ministro del re di Svezia Carlo XII. Era un ragazzo di appena vent’anni, bello nell’aspetto e garbato nei modi. Il barone lo aveva conosciuto mentre si recava a Stoccolma alla corte del re. Qui giunti si erano sistemati nel palazzo reale ma col tempo il barone aveva scoperto che Biren aveva il vizio di mangiare la carta, compresa quella degli atti importanti che trascriveva e che erano da conservare perché documenti ufficiali stipulati tra i rappresentanti degli stati in occasione di alleanze o a conclusione diconflitti o in altre circostanze determinanti.
Incarcerato, processato e condannato a morte, il barone lo aiuterà ad evadere ed a raggiungere, via mare, la Curlandia. Qui sarebbe stato assunto ancora come scrivano ma nella stessa colpa sarebbe caduto.Stavolta a salvarlo sarebbe stata la baronessa Anna Ivanova Romanova, cugina di Caterina di Russia. Poil’avrebbe scelto come sposo essendo rimasta vedova quando era ancora molto giovane. Gli avrebbe evitato, quindi, per la seconda volta di essere condotto al patibolo.
Una persona sconosciuta, che aveva il vizio di mangiare la carta e che per questo era stata condannata, era giunta agli onori della casa reale russa: se Balzac aveva soltanto abbozzato questa vicenda Franzosini ne ha fatto un romanzo nel quale, tra verità, invenzione e ironia, ha ripercorso pure tanta storia europea del diciottesimo secolo, ha rappresentato tanti ambienti, ha detto di tante situazioni.

Leggendo s’impara e ci si diverte: è singolare la scrittura del Franzosini!

Antonio Stanca