di Antonio Stanca –

Pubblicato nella versione originale nel 2009, era comparso in Italia per conto della Feltrinelli nel 2013 ed ora ha avuto la prima edizione nella serie “Universale Economica” della stessa casa editrice: è il romanzo La crepa, uno dei più importanti della scrittrice argentina Claudia Piñeiro di cinquantanove anni. La traduzione è di Pino Cacucci.
La Piñeiro è nata a Burzaco, Buenos Aires, nel 1960 e a causa della dittatura militare, allora imperante nel suo paese, non ha potuto compiere studi universitari di genere umanistico bensì altri di genere economico, contabile. Comincerà a lavorare in questo settore e lo farà per molti anni, fin quando, nel 1991, non parteciperà ad un concorso per giovani scrittori con il romanzo Il segreto delle bionde che arriverà tra i primi ma non sarà mai pubblicato. Solo le opere narrative che comincerà a scrivere dal 2004, prima tra tutte Un ladrone tra noi, vedranno la luce e molte avranno una trasposizione cinematografica oltre a numerosetraduzioni e ripetutiriconoscimenti. Anche di opere teatrali sarà autrice la Piñeiro oltre che di sceneggiature televisive e scrittura giornalistica. Soprattutto ai romanzi risulta, però, legata finora la sua fama, a quel genere “giallo” nel quale essi rientrano e del quale la Piñeiro vuole farsi un’interprete particolare. Vuole, cioè, creare nella narrazione una condizione di “suspense” che dura fino alla fine e nella quale è come se stesse accanto al lettore, lo accompagnasse, lo guidasse, gli parlasse. Una volta, in un’intervista, ha detto che i suoi romanzi vorrebbero identificarsi con la narrazione orale, vorrebbero far leggere quanto generalmente, quotidianamente si pensa, si dice di una nazione come l’Argentina,di una città come Buenos Aires. A questi posti appartengono, infatti, le vicende, le situazioni rappresentate dalla Piñeiro scrittrice. Degli ambienti, dei costumi privati e pubblici, della vita, della gente, della società, della storia dell’Argentina e della sua capitale lei scrive facendone spesso la satira se non la critica, proprio come quando ne parla. La donna argentina, la sua posizione in seno alla famiglia quale figlia, moglie, madre, nonna, in seno alla società, è uno dei temi che più ricorre nella Piñeiro anche perché è una figura che nei tempi moderni non ha ancora trovato una precisa collocazione. È una figura contraddittoria, non riesce a fare quanto vorrebbe, liberarsi dalla tradizione, diventare nuova e rimane divisa, confusa tra questi opposti, si costruisce delle apparenze, cade in errori, si perde tra vecchi e nuovi ruoli.

Ma non soltanto donne pure uomini sono i protagonisti incapaci di alcuni romanzi della Piñeiro, sono i suoi sconfitti, i suoi “vinti” dalla vita. Così è l’architetto Pablo Simó, intorno al quale la scrittrice costruisce tutto l’ampio e intricato movimento del romanzo La crepa. Dallo studio tecnico dove, a Buenos Aires, lavorala narrazione si estende fino a comprendere altri luoghi, altre persone, a contenere vicende, situazioni di diverso genere, a diventare quel “giallo” alla cui soluzione, come altre volte nella Piñeiro,s’impegna la voce narrante. Intorno ai personaggi principali ce n’è uno, Nelson Jara, che vive di clandestinità, che della truffa non si fa una colpa, che altro non sa fare e che cerca la complicità di quel Simó che ha scoperto debole, fragile, incapace di essere preciso, inalterabile, unico. Come Jara Simó non sa ordinarsi, comporsi perché sempre vittima di pensieri diversi, contrastanti. Mai convinto di quanto è bene e quanto male, di cosa è giusto e cosa ingiusto. Simó lascerà la famiglia, il lavoro, si crederà colpevole di tutto compresa la morte di Jara, si rovinerà in nome di quei pensieri, di quei dubbi, di quei sospetti che sempre, ad ogni circostanza, attraverseranno la sua mente, faranno soffrire il suo spirito, annulleranno ogni sua difesa.

Tutto ha detto la Piñeiro di un simile travaglio e con un linguaggio molto semplice, molto chiaro. Un’indagine minuziosa ha compiuto di quell’anima senza trascurare quanto avveniva intorno ad essa, senza interrompere il “giallo” che aveva avviato e del quale cercava i colpevoli. Niente ha omesso di ciò che in effetti può succedere dentro e fuori l’animo umano. A tutto ha procurato una voce ma anche un significato che va oltre l’evidenza, che assume un valore più esteso. Ha fatto valere per sempre, per tutti quello che era di pochi, ha reso opera di scrittura, di arte quella che era vita comune, quotidiana, ha mostrato come ancora oggi sia possibile ricavare da una vicenda privata una storia infinita, giungere da un percorso semplice a verità inalterabili, eterne.

Al romanzo La crepa è stato assegnato il premio messicano Sor JuanaJués de la Cruz, generalmente attribuito alle migliori scrittrici latino-americane in lingua spagnola.

Antonio Stanca