di Marcello Buttazzo –

In questo tempo frammentato, di dissolvimento, di insignificanza, abbiamo bisogno più che mai di figure semplici, lineari, pulite. Al Festival di Sanremo, ha debuttato con il brano “Vai bene così” Leo Gassmann, figlio di Alessandro e nipote del grande Vittorio. Un giovane cantautore di appena 21 anni che, nelle interviste, ha mostrato una incredibile maturità e un volto puro, un’anima dolceamara, ma luminosa. Lui sa esaltare il suo professore di filosofia al Liceo Classico, che credeva nelle capacità e nei carismi dei ragazzi e, quando qualcuno cadeva, sapeva spronare al riscatto. Nell’era dei falsi, fasulli “miti” di cartapesta, i maestri veri servono ad incoraggiare, a insegnare la strada eticamente e pragmaticamente più praticabile. Leo ha una somiglianza somatica impressionante con nonno Vittorio. Di lui dice: “È un onore immenso sapere che il suo sangue scorre nelle mie vene, lo dico sia come nipote che come suo grande fan. È uno dei miei angeli custodi”. Leo è un ragazzo umile, che ha nobili idee. Lui vorrebbe ispirare con la sua voce i giovani che hanno scarsa fiducia nelle loro qualità. Il giovane cantautore fa parte del Centro nazionale contro il bullismo. E le vittime sono spesso i disabili. Leo canta anche per loro. Si sente molto vicino al pensiero cristiano, ma anche ai messaggi di pace del Dalai Lama. La sua canzone è molto bella. “Solo tu sai quanto fa male sentirsi l’ultimo…”, canta Leo. È un monito che colpisce tanti di noi, che abbiamo patito, a più riprese, la sconfitta, l’esclusione. Da nonno Vittorio, Leo ha preso, tra le altre cose, anche la bellezza umana. 


Marcello Buttazzo