di Marcello Buttazzo –

In America, la Corte suprema ha deciso che l’aborto non è più un diritto. Viene cancellata una sentenza del 1973 e si apre una ferita profonda fra repubblicani e democratici. L’ineffabile Donald Trump ha usato parole solenni e impegnative: “È stata fatta la volontà di Dio”. Si sa, lo stramilionario sfondato con il divino ha un rapporto “preferenziale” e “privilegiato”, soprattutto quando discetta di liberalizzazione di armi e di affari. In Italia, ovviamente, la Chiesa Cattolica fa il suo mestiere canonico e dottrinale, tanto che l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha invitato tutti a confrontarsi sulla generatività umana e ha sostenuto: “Vita, l’ora di riflettere assieme”. Nel nostro Paese, la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza ha più di quarant’anni, è un’ottima normativa, invidiata in tutta Europa, messa a rischio in alcune Regioni dagli obiettori di coscienza. Dalle dichiarazioni dei politici italiani emerge che anche da noi si corre il rischio d’uno scontro fra progressisti e conservatori. Il segretario del Pd, Enrico Letta, commentando l’ultima trovata americana, ha parlato di “furore ideologico”; i Radicali sono convinti che “partirà una propaganda antiabortista anche qui”. Dobbiamo prepararci a difendere la sacrosanta autodeterminazione e autonomia morale delle donne. Il senatore leghista Simone Pillon, famoso per le sue campagne integralistiche, per nulla aderenti al principio di realtà, vorrebbe portare anche in Italia e in Europa “la brezza leggera del diritto alla vita”. Per fortuna, le idee chiuse del politico Pillon rimarranno per sempre confinate negli scantinati inconsistenti e senza fondo dell’oblio.

Marcello Buttazzo