di Marcello Buttazzo –

A Rimini, al Meeting di Comunione e liberazione, Matteo Salvini ha difeso il diritto alla vita “dall’inizio alla fine”. Enunciando questo suo fissista assioma, il leader della Lega ha lasciato intendere, di fatto, che un centrodestra vincente (come appare verosimile) non farà passare mai alcuna legge sul suicidio assistito e sull’eutanasia. E dal momento che il segretario del Carroccio parla di primordi della vita nascente, dovremmo aspettarci qualche regressione sulla legge 194? Di certo, un Paese laico e liberale dovrebbe avere adeguate normative, capaci di disciplinare rigorosamente una terra di confine come il “fine vita”. In un Paese assennato, non si dovrebbe mettere in discussione la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, di cui l’unica stridente minaccia è costituita dall’operato degli obiettori di coscienza, che tanto piacciono agli ambienti cattolici. La nostra attuale normativa sull’aborto è invidiata in tutta Europa; ad essa si è potuti giungere grazie soprattutto alle battaglie pugnaci dei movimenti femministi e di alcuni “visionari” esponenti del Partito Radicale. Che Salvini creda (fra i suoi tanti “credo”) anche al dogma della sacralità della vita umana è perfettamente comprensibile, visto che da tempo va sventagliando come una clava rosari e madonne. Vorremmo solo ricordare al Matteo inflessibile credente che la vita, evidentemente, è sempre sacra e inviolabile. Non solo all’atto dell’anfimissi, cioè della fusione di cellula uovo e spermatozoo (come ritengono i cattolici, ma non i laici), ma soprattutto nel momento della vita di relazione, che ha più rilevanza della supposta intangibilità d’uno zigote. Caro Salvini, sacra è la vita dei migranti, che fuggono da guerre, persecuzioni etniche, disastri ambientali, miseria. Né serve accampare il falso antropologico secondo cui i disperati delle acque e delle terre vanno divisi, con un arbitrio semantico, in “regolari” e “irregolari”, fra profughi degni di tutele e semplici migranti economici. Sono tutti esseri umani alla deriva, che hanno bisogno d’accoglienza e d’una necessaria cittadinanza. Poi ci sarebbe da discutere sulla contrapposizione ontologica fra sacralità della vita umana e qualità dell’esistenza. Speriamo che l’eventuale governo destrorso sappia rispettare le esigenze pratiche ed effettive di milioni di cittadini, che sono poco avvezzi alle grandi disquisizioni filosofiche ed esigono un’Italia moderna a misura di donna e di uomo. 

Marcello Buttazzo