di Marcello Buttazzo – Da Sud a Nord, l’Italia è purtroppo traversata da un’onda di odio razziale. A Falerna, in provincia di Catanzaro, un branco ferino di cinque “coraggiosi” ha preso a colpi di bastone Carlos, un cittadino dominicano che, su lungomare, aveva finito di cenare con la moglie incinta e con la suocera. Gli arditi “uomini di valore” del branco lo hanno picchiato e pesantemente insultato: “Nessun nero in Calabria”. A Frassilongo, in provincia di Trento, una vicenda altrettanto cruenta e sconcertante. Agitu Ideo Gudeta, una donna di origine etiope di 39 anni, giunta e insediatasi nel nostro Paese quando aveva 18 anni, ha avuto la forza, la capacità, l’intelligenza, l’intraprendenza, di ristrutturare un ex scuola cadente e derelitta, trasformandola nella florida azienda agricola “Capra felice”. Non si sa per quale motivo la brillante e dolce allevatrice abbia subito, assieme ai suoi collaboratori di colore, vergognose minacce. “Ti uccido, te ne devi andare brutta negra, questo non è il tuo posto”, questa la formula sventagliata della meschinità, dell’imbecillità, della povertà intellettuale. La politica attiva, responsabile, dovrebbe enfatizzare fatti squallidi come questi, prendendo ovviamente le distanze da ogni forma di razzismo e di differenzialismo. I rappresentanti istituzionali di quest’Italia contraddittoria dovrebbero stare molto accorti nel proferire parole, dovrebbero saper misurare con caleidoscopio d’attenzione la semantica del dire e dell’agire. Alcuni politici del rampantismo dominante dovrebbero saper rinunciare alla cultura dell’insulto, al deteriore Vangelo dell’odio, per aderire ad una superiore dialettica della comprensione e della compartecipazione.

Marcello Buttazzo