di Marcello Buttazzo –

La poesia, nelle sue varie accezioni e declinazioni, è ricerca stilistica, linguistica, musicale, formale. È anche stretta di mano vigorosa, abbraccio sentito, sorriso aperto. Di certo, la poesia è salvezza. E possiamo fare riferimento sia alla poesia civile, che a quella più spiccatamente amorosa. La poesia è salvezza perché guida gli animi a percorrere sentieri sostenibili, sollecitandoli a compiere nobili imprese. La poesia è salvezza perché, a volte, s’oppone strenuamente all’ignavia e alla pervicacia del potere dominante. Pensiamo per un attimo ad un grande poeta raffinato, traduttore di Baudelaire e di Proust, cioè Giovanni Raboni. Lui muore nel 2004. Due anni dopo la sua dipartita esce il libretto “Ultimi versi”, poesie contro Berlusconi, il “Cavalier Menzogna”. Poesie contro il berlusconismo, per tanti anni dominante. La poesia non è solo canto d’amore, è anche critica, impegno politico e civile. Che salvano la vita. Un altro grande poeta Italiano, Andrea Zanzotto, autore d’una poetica molto complessa e ricercata, ha manifestato spesso il suo impeto civile, denunciando negli scritti la devastazione ambientale da parte dell’uomo moderno. La scriteriata e forzosa antropizzazione degli ecosistemi. La poesia è salvezza, perché si oppone alla ferocia dei regimi totalitari. Consideriamo l’inarrivabile canto d’amore e civile di Pablo Neruda. Che lottò tutta la sua vita contro le ingiustizie, contro le sperequazioni sociali. La poesia è salvezza perché è compartecipazione e urlo contro le nefandezze e contro il terrore. Alla morte di Pablo Neruda, la gente cilena, che veniva torturata e fatta sparire, non esitò a uscire per strada, formando un nutrito corteo, fra soldati armati, mitragliatrici e fucili, accompagnando nell’ultimo viaggio il celebre poeta. Possiamo citare un’altra importante poetessa contemporanea, che vive oggi nelle Asturie, in Spagna, anch’essa perseguitata dalla polizia di Pinochet, scampata all’inferno di Villa Grimaldi, cioè Carmen Yanez. La poetessa rimase in clandestinità fino al 1981, quando sotto la protezione Onu si rifugiò in esilio in Svezia, dove ha iniziato a pubblicare le sue poesie. Dal suo esilio, Carmen Yanez per salvare se stessa e il suo popolo ha continuato a innalzare inni di illesa bellezza. La poesia è salvezza perché, fra le altre cose, è anche terapeutica, consolatoria. La poesia scava nelle vene, nel connettivo delle ossa, nell’intimo rossosangue. Teniamo presente l’inesausto canto d’amore di Alda Merini. In particolare, ne “La Terra Santa” del 1983, uno dei suoi capolavori, che parla dell’esperienza manicomiale, la poetessa dei Navigli usa la parola, il verso, tra le altre cose, per consolare se stessa dall’inferno traversato e poi metabolizzato, digerito, trasformato in qualcosa d’altro e d’alto, in rosea elegia. La poesia ci salva sempre dalle nostre manchevolezze, dalle zone d’ombra, dalla nostra incompiutezza di uomini. La poesia ci salva dalle miserie, dalle irrequietudini del pensiero, dalle cupe melanconie. La poesia ci salva la vita.
Marcello Buttazzo