di Luigi Mangia –

La mente aperta è la conoscenza dentro il tempo e nello spazio senza misure. Siamo emozionati nel vedere la fotografia del buco nero. Sono emozionato anch’io senza vedere la foto, ma sentirla nella mente aperta alla conoscenza attratta dalla bellezza. Il buco nero, nella galassia (M (7) di 55 milioni di anni luce appare come un disco bucato circondato da una luce rossa e arancione. È una tappa della conoscenza, un traguardo del lavoro dei ricercatori, per noi finalmente il superamento di una parola immaginata dalla nostra mente come sono stati i buchi neri misteriosi. Ricordo ancora la suggestione delle macchie solari di Galileo Galilei il quale con un cannocchiale ricostruito nel laboratorio accanto alla sua casa riuscì a guardare il cielo e a farci meravigliare della sua scienza. Oggi abbiamo un mistero in meno, una parola che non è più vuota, come i buchi neri perché la scienza ce li fa vedere e ci offre le immagini. È una meraviglia che ci stupisce, ci rende felici, ma ci interroga ancora sul nero. Il nero infatti è l’assenza assoluta di luce: il buco nero è un vuoto assoluto senza luce. La mente aperta è forza di conoscenza che continua a vivere di immagini. Così i buchi neri sono una percezione senza spazio e fuori dal tempo. L’infinito non esiste. Esiste l’uomo che nel suo pensiero assapora la grandezza di essere infinito, di sentirlo, di cercarlo, di trovarlo, di fotografarlo: l’infinito è la mente aperta, un fiume di emozioni. Il buco senza luce è nero, è vuoto senza vita senza movimento: il nero è il deserto degli occhi, il limite della mente aperta alla conoscenza. Ma la conoscenza che stupisce rende l’uomo più felice, lo aiuta ad attraversare il cielo, il luogo libero senza inizio e senza fine. È questo il cammino della mente aperta. Il nero non esiste è un non colore. La luce invece al contrario è l’inizio e la fine della vita dell’uomo dentro il suo tempo e nello spazio abitato. La foto del buco nero aggiunge nuove emozioni, perché ampia l’orizzonte del paesaggio sentito, vissuto dentro il nostro corpo, trovato con gli occhi attraverso la mente aperta. Questa nuova scoperta ci sollecita a percepire un orizzonte di spazio ancora più grande più bello ma più vicino al mistero. Ci sentiamo di essere un punto disperso nel cielo fra le stelle attratto però dalla terra che ci obbliga a guardare lontano.