di Marcello Buttazzo –

Alcune solerti associazioni come Pro Vita & Famiglia, Società italiana per la Bioetica e i Comitati etici, Ginecologi cattolici e Fondazione “il Cuore in una Goccia” hanno condotto uno studio, “alfine di mettere per la prima volta a disposizione dello Stato e degli organi governativi sanitari una stima dei costi di applicazione della legge 194 del 1978 in Italia”. Queste scrupolose associazioni confessionali hanno evidenziato con malcelato disappunto che, fino ad oggi, 6 milioni di aborti sono costati 5 miliardi di euro, secondo i tariffari dei sistemi sanitari regionali. Comprendiamo pienamente quale sia il profondo significato culturale e filosofico di una tale indagine, tendente ad affermare solennemente che la vita sia, sempre e comunque, sacra e intangibile, fin dall’atto anfimittico, cioè dalla formazione dello zigote. Vi è, ovviamente, anche l’antica e sempre viva pretesa di voler colpevolizzare la donna. Ci aspetteremmo da tali associazioni, che si occupano di questioni eticamente sensibili, di condurre uno studio accurato per certificare i benefici, da vari punti di vista, della legge 194, relativamente, fra le altre cose, all’autonomia morale della donna e alla sua autodeterminazione. Ci attenderemmo da associazioni così ben disposte a interloquire (e a interferire) sulla vita, di esaminare, altresì, in senso lato il tema dell’integrità femminile. Di ascoltare magari la sofferenza e il dolore del corpo lacerato. Senza soffermarsi su aspetti eminentemente monetari. 

Marcello Buttazzo