Una non favola di Maria Grazia Presicce

Una filastrocca di luce rischiarò la terra laggiù – Uàu!!!- Astrina urlò di gioia tra mille barbagli ma… d’improvviso là in basso le luci si spensero e il buio avvolse e sembrò solo cielo scuro punteggiato di astri piccini piccini persi tra nuvole e sfilate di luccichii sfarfallanti intorno ad una falce di luna lucente e seriosa. Fulmineo un altro grande fragore avvolse il silenzio colorandolo di lingue di fuoco, in un boato che fece sussultare anche il cielo. Astrina si eclissò nella nuvoletta al suo fianco e, quando la calma tornò, guardò ancora giù e l’urlo delle sirene le giunse e squarciava cielo e terra quell’urlo, avvolgendo il  silenzio in una nube minacciosa e nauseabonda che penetrava persino le stelle e le nuvole nel cielo.

L’urlo delle sirene irrompeva senza tregua, forando i timpani… martellando,  annientando.

Astrina era troppo curiosa però. Doveva sapere cosa stesse accadendo tra gli umani quella notte ma, per quanto acuisse le orecchie e aguzzasse i suoi occhioni, non riusciva a captare un bel nulla. Alla fine pensa e ripensa un escamotage lo trovò –Nuvolinaaa! – chiamò sottovoce – Nuvolinaaa svegliati!- sussurrò ancora alla nuvoletta vicina.

Finalmente Nuvolina si riscosse e – Ecciù ecciù ecciù – ma cos’è sto fetore? – poi sbadigliò e sbadigliò aprendo tanto la bocca che Astrina fece in tempo a sbirciare quel pezzo di terra laggiù che, in un lampo, si illuminò ancora e quando Nuvolina, brontolando, richiuse la bocca e non le fece vedere più nulla – mi hai svegliata… ti sei tanto girata e rigirata che mi hai svegliata. Uffa! Si può sapere che hai stanotte?

  • Scusami. Volevo solo sapere che succede. C’è sconquasso sulla terra. Io non posso scendere… tu puoi muoverti invece! Ho sentito piangere bimbi e ho visto scintille di fuoco e tanto tanto fumo e poi grida… Per favore scendi tu che puoi, avvicinati e poi mi racconterai.
  • Ma… finché scendo e risalgo sarà giorno e tu non ci sarai più!
  •  Lo so… ti aspetterò domani notte allora… oppure puoi dirlo a tutte le tue amiche nuvole e così ognuna potrà raccontarlo a tutte le mie sorelline e sapremo cosa sta accadendo agli umani.

Un altro scoppio improvviso le fece sussultare, fiammate rischiararono cielo e terra e il silenzio grave le avvolse e nel buio ci fu solo di nuovo trambusto grida, richiami. – Hai sentito anche tu? – disse tremante Astrina accucciata su Nuvolina anche lei ora incredula.

Poco più in là la falce di mamma luna splendeva sempre tranquilla circondata dalle sorelline brillanti di Astrina – Bah! Quassù sembra tutto tranquillo e laggiù lo scombussolo pare senza fine.

Un altro fragore proruppe seguito da lingue di fuoco, sconquasso e ancora grida disperate, e pianto di bimbi svegliati di soprassalto nel cuore della notte.

Improvvisa una folata di vento spostò Nuvolina – Buona notte! Io vado… farò come mi hai detto! Promesso. – e nel buio si dileguò.

E scese Nuvolina nel vento e quello che vide sconvolse il suo soffice cuoricino – Dio mio! Ma… dov’è quel paesino incantevole?- Si guardò intorno atterrita. Era solo un cumulo di macerie… tutto era in rovina e qua e là ardevano alberi, ardevano case. Il silenzio incombeva e il fumo avvolgeva e toglieva il respiro persino alle nuvole!

“E la gente dov’è?” si chiese Nuvolina – e “dove sono i bambini che a quest’ora ho tante volte visto andare a scuola tra corse, chiacchiericci, richiami e risate?”

Esterrefatta Nuvolina guardava e attendeva… attendeva che qualcosa accadesse in quel silenzio anomalo e puzzolente.

D’un tratto dall’angolo di un muro crollato, dei soldati armati di fucile spiarono guardinghi… dopo poco, dietro di loro cominciarono ad uscire, quasi in fila donne, uomini anziani, vecchi, bambini e quelli più piccoli in braccio alle madri. C’era sussulto di cuori, lamenti, pianti, singhiozzi che oltrepassavano Nuvolina e giungevano su, in quel cielo che accoglie e dona luce e calore a grandi e piccini, a buoni e malvagi, …a quel cielo infinito che sovrasta tutto e  tutti gli esseri viventi sulla terra.

Lo scempio che Nuvolina vedeva le spezzava il cuore e lo spasimo, lo sgomento l’avvolse: non c’erano più scuole… non c’erano chiese… non c’erano più case… non c’erano famiglie tra quelle mura divelte …non c’erano affetti e la disperazione dilagava, stagnava e le mamme stringendo i pargoli al petto piangevano e i nonni consolavano, mano nella mano ai nipotini, mentre i padri, chissà dove, imbracciavano forse fucili che nemmeno sapevano usare e che non aveva nessun senso imparare ad usare…

Di fronte a tanta distruzione a tanto tormento, il cuore di Nuvolina non resse e pianse… pianse lacrime amare e così la nuvoletta si sciolse e il suo pianto disperato piovve su quella terra trafitta e prostrata e non volle più tornare a quel cielo per raccontare alle stelle quello sterminio e lo spasimo dei tanti cuori che aveva visto su quel suolo martoriato da una guerra dissennata voluta da capi senza capo.

Maria Grazia Presicce