di Marcello Buttazzo –

Ho letto su “La Gazzetta del Mezzogiorno” (di domenica 25 settembre) un interessante e dolente articolo: “Edicole in crisi nell’indifferenza”. Si parla d’un accadimento davvero inverosimile. Una giornalaia di Matera, dal momento che la sua edicola era clamorosamente in perdita, ha chiesto di poter trasferire la propria attività in un chiosco più piccolo, sempre a Matera, abbandonato da anni. Ma dalle istituzioni locali la signora non ha ricevuto alcuna risposta ed è stata costretta ad abbassare per sempre la saracinesca. Purtroppo, con la rivoluzione liberale di Internet, i giornali cartacei pagano un grave pedaggio. Epperò, sono innumerevoli le cause che hanno ingenerato questa dilagante crisi. È vero le vendite sono calate sensibilmente, ma sovente i Comuni e altri organismi di responsabilità sono latitanti o carenti nell’impegno programmatico. Si aggiunga che i guadagni percentuali percepiti dagli edicolanti sono assai bassi. A Lequile, nel mio paese, la mia famiglia (mia padre, mia madre e mio fratello), fin dal dopoguerra, hanno avuto un’edicola. Dal 1973, è stata trasferita in piazza San Vito, la piazza centrale del paese. Per una serie di motivi (non solo i guadagni scarsi) siamo stati costretti a rottamare la rivendita, sul finire del 2014. Si disse che l’edicola, nel suo posto originario, non era consona al decoro urbano. I più titolati dovrebbero capire che le edicole svolgono un fondamentale ruolo culturale per la cittadinanza. Come la signora di Matera, anche la mia famiglia ha dovuto abbassare la saracinesca. Da ragazzino, agli inizi del 1980, ricordo piazza San Vito di Lequile popolata di gente. Tante persone si ritrovavano nei pressi dei bar e del chiosco di giornali per discutere, per socializzare. Oggi, fine settembre 2022, piazza San Vito è un avvilente deserto. Colpa solo di Internet?

Marcello Buttazzo