di Marcello Buttazzo –

L’idea propositiva di Beppe Grillo d’un reddito universale slegato dal lavoro dovrebbe essere, in qualche modo, approfondita dai politici nostrani. Le parole del fondatore e garante del Movimento 5 Stelle non sono da sottovalutare: “Serve un reddito universale non legato al ricatto del lavoro. Un reddito che non è un piatto di minestra, ma un reddito che ti do perché sei vivo”. È indubbio che, in questa asfittica società globale, che lascia innumerevoli vittime sul terreno, tantissimi cittadini e cittadine siano senza lavoro e senza una remunerazione economica minima per poter vivere con dignità. Il concetto di reddito universale, però, inevitabilmente scontenta molti. La forzista Mara Carfagna e Luciano Nobili di Italia viva hanno bocciato senza scampo la proposta di Grillo: “Evidentemente per il Movimento 5 Stelle l’Italia è una Repubblica fondata sul sussidio”. Non è così. L’Italia, semmai, è una Repubblica che comprende, tra l’altro, persone superprotette e supergarantite (come Carfagna, Nobili e altre) e persone che non hanno niente.