di Marcello Buttazzo –

L’ultima relazione del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, al Parlamento evidenzia il solito, eterno e insoluto problema: le carceri italiane sono sovraffollate. In Italia, ci sono quasi 54000 detenuti, a fronte di meno di 47mila posti disponibili. È evidente che, al cospetto d’una invivibilità nelle chiuse e ferrigne celle, dovrebbero svilupparsi, tra le altre cose, adeguatamente attività rieducative studiate e mirato lavoro. Secondo una mefitica vulgata, le vite dei detenuti debbono essere quasi considerate “vite di scarto”. E, purtroppo, una parte della politica nostrana su varie piattaforme ha una visione strettamente securitaria, unicamente punitiva, e poco costruttiva. Si deve tenere conto che con il caldo avanzante le carceri italiane diventano luoghi d’asfissia. Sono obsolete come i vecchi arnesi, perché costruire nel ‘900. Ornella Favero, fondatrice e direttrice della rivista Ristretti Orizzonti, pone giustamente l’attenzione sulla necessità di favorire, fra le strette sbarre, la socialità e le attività rieducative. Giova sapere che è attiva storicamente, nel nostro Paese, su queste questioni, una parte della politica (la sinistra, con i Radicali in testa) e l’ampio universo cristiano e cattolico, che si battono affinché le condizioni di vita dei detenuti siano più sostenibili.  

Marcello Buttazzo