di Alessandra Capone*

La fine di un rapporto coniugale è, nella maggior parte dei casi, l’anticamera del ricorso a un iter giudiziario che, segna l’avvio di una crescente conflittualità.
Protagonisti della scena diventano gli avvocati, i consulenti di parte, le accuse reciproche, le vendette, le querele, le denunce: in una parola il caos, ove i figli, con i loro bisogni di legame, di sicurezza e di sostegno, si dissolvono sullo sfondo.
Diverse variabili influenzano le reazioni dei figli nel momento della separazione e nei tempi successivi (il grado di conflittualità tra i genitori e il modo di svolgere il loro ruolo genitoriale; gli aspetti socio-economici e culturali; il tipo di abitazione, il reddito a disposizione; il numero di componenti della famiglia; l’organizzazione familiare; i legami con parenti, amici; l’immagine di sé, la propria autostima e il livello di benessere personale), ma la differenza la faranno le modalità di approccio dei genitori.
E’ giusto che i figli vengano informati circa la separazione dei genitori, ed è giusto dare loro delle spiegazioni tenendo pur sempre presente la loro età e quindi ciò che per loro è accettabile.
Il bambino vuole sapere cosa cambierà per lui. Per il figlio è fondamentale la lealtà dei genitori: spiegargli che si stanno prendendo accordi per fare continuare tutto al meglio per lui. E’ necessario affrontare le ansie, le paure del bambino circa ciò che gli succederà.
Non è opportuno invece, che i figli vengano a conoscenza dei dettagli della separazione. E’ bene ricordare che loro sono i figli e che ciò che li riguarda è il rapporto della coppia in quanto coppia genitoriale e non come coppia coniugale, dalla quale è salutare che rimangano fuori.
In ottemperanza ai principi sanciti dalla Convenzione di New York sui Diritti del Fanciullo e la Carta Europea dei Diritti del Fanciullo (1992), la Legge dell’8 febbraio 2006, n. 54 dispone, in materia di separazione dei genitori, l’ affidamento condiviso dei figli come modalità di elezione, ponendo al centro il concetto di bigenitorialità, intesa quale diritto del figlio ad un rapporto completo e stabile non con uno, ma con entrambi i genitori, e ciò anche laddove la famiglia attraversi una fase critica, con conseguente disgregazione del legame sentimentale e talvolta anche giuridico tra i genitori conviventi.
La coppia in conflitto deve essere sostenuta nell’affrontare la crisi, la delusione, la rabbia per il crollo del proprio mondo di affetti così da evitare che quello che è un conflitto sentimentale e relazionale si trasformi in doloroso e infinito conflitto giudiziario.
Nella valutazione degli effetti della separazione va posta in primo piano l’incapacità degli adulti di chiedersi in che misura la nuova situazione incida sullo stato di benessere dei figli.
Da qui la necessità di ricorrere a strumenti di sostegno delle coppie in crisi tra cui la Mediazione Familiare che, rappresenta un percorso in grado di garantire agli ex-coniugi spazi neutrali e protetti di ascolto. Si attiva un processo collaborativo di risoluzione del conflitto in cui le due parti sono supportate e aiutate a prendere decisioni, a costruire soluzioni accettabili per entrambi e nell’interesse dei figli, riappropriandosi della loro capacità e responsabilità genitoriale.
A parere di chi scrive e di numerose ricerche scientifiche e statistiche, la procedura giudiziaria nella maggior parte dei casi si rivela nociva ai coniugi stessi. La legislazione in materia, infatti, è basata sulla logica del “win to win”, con conseguente acuirsi dei conflitti a discapito di una loro risoluzione.
La mediazione familiare ha invece come obiettivo comune quello di riaprire il dialogo tra gli ex partner per creare un contesto di collaborazione genitoriale.
Il mediatore deve accogliere i differenti punti di vista per poi permetterne il confronto. Non svolge un’attività investigatoria, né terapeutica, ma si pone come ascoltatore attivo.
Serve ricordare la storia della coppia e della famiglia per diverse ragioni: per ciò che di positivo c’è stato, per il bene del figlio, per gli adulti che tra loro devono tenere aperta una relazione.
La lealtà riguarda in particolare il misurarsi con ciò che il figlio può comprendere emotivamente.
Importante è utilizzare la coerenza, in quanto il figlio elabora, tiene conto di quello che viene detto e si fida. Ne segue che una mezza verità scoperta come tale può essere vissuta dal figlio come un imbroglio o un inganno.

L’obiettivo principale è la continuità di rapporto del figlio con entrambe le figure di riferimento ed evitare l’inutile disputa coniugale per l’amore esclusivo dei figli estromettendo definitivamente l’ex-coniuge dalla vita affettiva dei figli.
Il mediatore familiare deve lavorare per far riprendere il flusso della comunicazione tra gli ex coniugi che ormai si relazionano soltanto sulle questioni legate alla rottura del loro rapporto; altre volte deve occuparsi della riorganizzazione delle relazioni genitoriali dove l’obiettivo è raggiungere accordi condivisi e duraturi che definiscano il nuovo assetto familiare.
Il mediatore è imparziale, lavora sul presente e sul futuro; si concentra sulle tematiche genitoriali; facilita la comunicazione; rende le parti protagoniste, valorizzandone le proposte, i punti in comune e le piccole mete di volta in volta conseguite; argina e contiene l’emotività; è autonomo dall’autorità giudiziaria.
La separazione rappresenta la fine di un progetto comune nel quale, ragione, emozioni, pensieri si intersecano in una catena di dolore che va rielaborato per trarne nuova linfa.

In chiave poetica la mediazione l’ho dipinta così

Sovvien la mediazione

 Quando l’amor che unì le tribolate anime
è travolto da tempesta,
sovvien la mediazione
che, come ponte, conduce
i confliggenti ad abbandonar gli armenti.
I cuor che laceri invocavan vendetta or riposano.
Nella quiete tutto si trasforma.
Tutto il male che un tempo è stato,
si acquieta, riconoscendo l’altro nella sua alterità…
Quei muri, che nel tempo soffocate avean l’anime,
si sgretolano lasciando trapelar nuova luce.

*Avvocato e mediatrice familiare
Presidente dell’Associazione culturale e di formazione Consortium IURIS