Evviva(no) i privilegi!
di Paolo Vincenti
La polemica sulla partecipazione del premier italiano Renzi alla finale degli Us Open di Tennis a New York mi è sembrata francamente stucchevole, così come tutte le polemiche sui privilegi dei politici montate ad arte dai media per fare più audience e vendere più giornali. Ormai intollerabile, l’intolleranza. Ma che ci doveva fare il Presidente Renzi all’inaugurazione della Fiera del Levante di Bari che è ormai diventata come una fiera paesana, di quelle agostane, solo molto più grande? Ci bastava il sottosegretario Claudio De Vincenti. Che cosa doveva dire il bischeraccio Matteo,con il tono solenne delle grandi occasioni,fra trattori e cucine componibili? Ma andiamo! Molto meglio che abbia partecipato alla finale degli Us Open, è stata un’operazione di marketing niente male, e poi le due finaliste, Vinci e Pennetta, erano italiane, entrambe salentine, ed entrambe super belle. Quando mai ci ricapiterà?
E se ha preso l’areo di stato per volare negli Usa? Apriti cielo!
È chiaro che il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano non abbia digerito l’assenza di Renzi alla Fiera del Levante. Emiliano è fra i suoi peggiori nemici interni, una vera spina nel fianco del Matteo nazionale, e uno dei più accreditati contendenti alla poltrona di segretario nazionale del Pd. Ne direbbe di ogni, per squalificare l’avversario. Ma al diavolo questo furore iconoclasta che si è scatenato nel paese!
Siamo alla caccia all’untore. Dagli al politico lazzarone, lancia in resta, abbasso la casta! Qui nessuno vuol difendere lo status quo, sia chiaro, nessuno tiene alla conservazione, alla restaurazione, ma la battaglia anti sprechi condotta da giornalisti e magistrati è diventata la tendenza del momento, ohibò, qui si spreca il tempo in bubbole. Si vive in un clima di caccia alle streghe, come durante il Maccartismo in Usa negli anni Cinquanta, e qualcuno, anche molto autorevole, fra i cosiddetti opinion leaders, inizia a rendersene conto. Del resto, la corruzione c’è sempre stata, dall’alba della Repubblica in Italia, la classe politica ha costituito una categoria a parte, una setta di intoccabili e privilegiati ai quali capita incidentalmente,facendo sempre i propri comodi, come un effetto collaterale, un caso, una questione accessoria, ogni tanto, di fare anche quelli del Paese. La crisi ha scoperchiato il vaso, sono venute fuori tutte le porcherie di cui i laidi rappresentanti politici sono artefici.
Ma oggi non si parla d’altro e “ogni limite ha una pazienza!”, dice Totò. In particolare, non sopporto quando vengono attaccate le più alte cariche dello Stato con pretesti banali, a volte inconsistenti. In ogni caso, inadeguatezza, scivoloni e gaffe, battute infelici, sono opera delle persone. Lo sbaglio che si fa è quello di identificare le persone con le cariche che ricoprono. Credo che sia un procedimento mentale involontario e inevitabile: pensiamo al Presidente della Repubblica e ci viene davanti agli occhi la faccia di Mattarella, pensiamo al Presidente della Camera e ci sovviene la Boldrini e così per il Presidente del Senato con Grasso. A me invece, viene in mente la copertina cartonata verde del libro di Diritto Costituzionale, – Temistocle Martines, Giuffrè Editore -, su cui ho studiato da ragazzo per sostenere l’esame alla Facoltà di Giurisprudenza. Vero che, a volte, giova più saper esprimere bene un concetto che “tutti i trattati di Bartolo o di Baldo”, come si suol dire. Ma su nessun manuale di diritto costituzionale, o di diritto parlamentare, si troverà mai la pelata di Napolitano o il brizzolo di Mattarella, figurarsi il mascellone di Grasso o il tailleur all’ultima moda della Boldrini!
Chi più di tutti ha soffiato sul fuoco della polemica ad ogni costo in questi anni, è stato il Movimento Cinque Stelle. Il leader Beppe Grillo, dal suo eremo in Liguria, sputa veleno sul sistema, però rischia di assomigliare a Momo, quella divinità minore greca che, incapace di fare altro, criticava tutto e tutti. Con la mormorazione non si risolvono i problemi. Bisogna essere costruttivi, propositivi. Vanno bene e son degni di encomio l’onestà personale degli aderenti al movimento grillino, il taglio degli stipendi, il rifiuto del finanziamento pubblico dei partiti, ma poi come si risolvono i problemi delle aziende e delle famiglie oberate da una draculesca imposizione fiscale e un deficit di welfare spaventoso? I Cinque Stelle non vorrebbero mai prendere il potere, perché, andando al Governo, perderebbero le loro rendite di posizione, rivelerebbero le stesse lacune di chi governa attualmente e il guru Grillo non potrebbe più sparare a zero urbi et orbi. Come Momo.
C’era un mio parente, quand’ero piccolo, che era molto temuto perché contestava chiunque; si metteva in piazza e sputava veleno sulla gente anche senza essene sollecitato e lo faceva in maniera quasi violenta, certo aggressiva, tanto che a lui, come a Grillo, si poteva ben adattare il finto epitaffio sull’Aretino, poeta tosco: “di tutti disse mail fuorché di Cristo, scusandosi col dir non lo conosco”. Anche la Lega è un partito di opposizione e contestazione, però è più propositiva. Si possono non condividere certe loro proposte, addirittura aborrirle, ma non li si può accusare di rilassatezza. Grillini e leghisti, Lega e Movimento Cinque Stelle: Il populismo è il minimo comun denominatore di queste due forze politiche. E noi? Come l’asino in mezzo ai suoni, of course!
Paolo Vincenti
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