di Rocco Boccadamo –

Il mio appartamentino si trova affacciato su un ameno parco, impreziosito da una selva di pini, circondante il plesso di una scuola dell’infanzia.
Cosicché, le mie soste domestiche, vuoi durante le giornate di sole, vuoi col cielo grigio, hanno agio di trarre un senso di godimento non da poco, grazie alla visione di siffatta oasi di verde, specie quando la stessa è abbinata allo spettacolo, con vocii, rincorse, giochi e vivacità, dei bambini in ricreazione.
In aggiunta alle piacevoli sensazioni di tutti i giorni, questo pomeriggio, fra le sedici e le diciotto, il suddetto habitat naturale mi ha regalato una serie di emozioni inconsuete e ancora più intense.
Mentre rientravo a casa da un’incombenza presso l’ufficio postale, a un certo punto la mia attenzione è stata, infatti, attirata da un mare di cinguettii, non assordanti e tuttavia intensi, connessi con l’arrivo e la sosta sui rami dei pini, senza esagerazione, di alcune migliaia di storni, i minuscoli volatili di colore bruno che hanno proprio la caratteristica di viaggiare compatti in assembramenti considerevoli, sovente tracciando sulla volta celeste tavolozze di disegni fantasmagoriche, estemporanee e mutevoli in un baleno, che nessun artista, a mio avviso, sarebbe in grado di emulare.
Non è la prima volta che assisto a calate di storni in città, e però, in questa circostanza, sono stato colpito da un episodio collaterale mai incontrato prima.
In mezzo a quel cinguettio diffusissimo degli storni, alcuni esemplari di tortore o di piccioni, padroni quotidiani del boschetto nell’abitato urbano, si libravano allontanandosi, quasi a voler lasciare il posto ai più minuscoli, e probabilmente più bisognosi di quiete, ristoro e riposo, compagni di specie.
Mi è sembrata una spontanea e silenziosa lezione di accoglienza e ospitalità.
La visione dei nugoli di storni in discorso ha portato istintivamente il mio pensiero verso le moltitudini, migliaia notevolmente moltiplicate, dei migranti che calano sulle coste del nostro paese, peraltro rischiando, durante le loro peregrinazioni e traversate, rischi ben più pesanti, in certi casi fatali, in confronto agli uccellini bruni visti e incontrati a Lecce.
Purtroppo, com’è noto, all’indirizzo di dette moltitudini umane, il livello di accoglienza ospitalità e assistenza si rivela spesso insufficiente è precario.
Peccato che tanto accada e si ripeta in seno ad esseri definiti civili.
Che dire, in conclusione? Senza cadere nella vuota retorica, credo che la migliore sorte cui vanno incontro gli storni dovrebbe quantomeno indurre a riflettere.