di Marcello Buttazzo –

L’umanità contemporanea ha il dovere etico di preservare la salute dell’ecosistema Terra. In questo controverso villaggio globale l’asse politica-tecnica-economia, talvolta, con i suoi eccessi iperefficientistici, produce danni consistenti non solo all’ambiente fisico, ma anche alla convivenza civile, alla democrazia, alla giustizia, alla libertà. La Terra ha il fiato corto, il surriscaldamento globale assale, gli ossidi sporcano, il clima è fuori dai gangheri. Ognuno di noi ha la responsabilità morale alfine di preservare intatta l’integrità e la bellezza degli ecosistemi e degli habitat naturali. Ma, soprattutto, i potenti del mondo devono dare conto del loro operato. In questi giorni, il Santo Padre ricevendo in udienza i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, in Vaticano, sul tema “Scienza e sostenibilità. Impatto delle conoscenze scientifiche e della tecnologia sulla società umana e sul suo ambiente”, ha lanciato un forte grido d’allarme. Giustificatissimo e pienamente condivisibile. Papa Francesco ha lamentato, con piglio chiaramente politico, esitazioni e latitanze e manchevolezze della politica mondiale: il ritardo cronico con cui vengono ratificati gli accordi mondiali sul clima, l’efferatezza delle guerre di dominio e di potere, che fanno cencio dell’uomo, che fanno strame dell’umano decoro, mascherate sovente da opinabili rivendicazioni, e che vanno sempre a detrimento della ricchezza morale e culturale dei popoli. Eppure, la politica internazionale, per sua mansione precipua, dovrebbe ricercare costantemente la fiaccola ardente del bene comune e dei beni universali. Politico e di enorme rilevanza civile l’ammonimento del Papa, che ha denunciato “la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza, che cercano anzitutto il profitto”. Epperò, le parole di Francesco non sono apocalittiche, s’aprono al vento del futuro, all’attesa, alla speranza. Egli fa un appello vibrante e accorato agli scienziati, perché abbraccino “uno sviluppo sostenibile e integrale”, dal momento che mai come in quest’era difficile la scienza può giovare a creare equilibri sistemici, ecologici, globali. Devono essere, preminentemente, gli scienziati, quelli che agiscono svincolati da interessi politici, economici e ideologici, a guidare le danze. Essi devono saper edificare una leadership su questioni di prioritaria attualità: acqua, energie rinnovabili, sicurezza alimentare. Il Santo Padre misericordiosamente e decisamente sta indicando la giusta via, la strada maestra da percorrere. Se solo una parte delle idee e rosei propositi di Papa Francesco dovessero divenire piattaforme delle agende istituzionali, saremmo sulla retta via d’un plausibile equilibrio ambientale e umano.

Marcello Buttazzo