di Cesare Minutello –

Ti parlerò
delle rose d’aprile
e del vento,
del viaggio nel mistero della luna
dell’ultimo aquilone
dell’altalena appesa tra gli ulivi
e delle conche,
dove il cuore cercherà
il tuo sorriso.
Un’altra volta il suon
di un tamburello,
I sogni e la preghiera stanno
nell’abbraccio
di un tramonto bianco,
questa sera.


Giuseppe “Pippi” Greco con questa poesia (vincitrice della sezione Poesie a tema libero della XVIII
edizione del Concorso “Un momento di…verso”, a Surano, nel 2022) riesce a tener pari la bilancia
del mondo fisico delle “rose d’aprile”, “dell’ultimo aquilone”, “dell’altalena appesa tra gli ulivi/e
delle conche”, del “suon di un tamburello” e l’imponderabile, immaginifica dimensione del non-
finito, richiamato dal vento e dal “viaggio nel mistero della luna”. Si va dall’uno all’altro stato
della vita con un ritmo, una musicalità ed un linguaggio ben ponderati e sviluppati lungo le quattro
strofe del componimento, che evidenziano una felice padronanza nel badare alle eccezioni, ai
richiami del paesaggio, della natura circostante, degli oggetti cari, dei sentimenti. Componenti che
sanno auspicare sorrisi ed abbracci, come con maestria ci dice negli ultimi versi, scrigno di una
chiusa davvero riuscita ( nell’abbraccio/di un tramonto bianco,/questa sera.), dove il cremisi del
tramonto si trasforma in bianchezza che illumina il declinarsi della sera. Nel campo disgregato della
letteratura, dove i codici linguistici mareggiano in varianti babeliche ognuna certa di giungere sulla
sponda di un corretto, legittimo Parnaso, ecco il “Ti parlerò” con un gioco indovinato di memorie e
intenti , nell’area della “parola innamorata” già individuata dal compianto Antonio Porta, negli
scorsi decenni, come scommessa nuova, (quando non scade nella banalità spontaneistica e
nell’automatismo dell’ovvio dei sentimenti da fotoromanzo -cose che il Nostro sa evitare nella sua
pratica poetica-), della nostra poesia.


Cesare Minutello