Prendere
con i palmi delle mani il dolore
come fosse acqua fresca
come fosse un fiore.
Scorra piano
Il dolore,
percorra le membra
sfiori le guance
carezzi gli occhi.
Il dolore.
Ogni travaglio
va traversato vivendo,
va colmato amando.
Va respirato
nelle ascelle di povera gente
nelle periferie più buie
negli anfratti più riposti.
Il tormento
è lo spazio
d’un tempo non definito.
Va vezzeggiato di cure.
Cingere
i fianchi del dolore
e custodire sul cuore
la rosa fanciulla dell’infanzia,
quel giorno
che perdemmo la nostra innocenza.
Catturare nel pugno il dolore
e farne bellezza,
ipotenuse di sole.
Svestire
il dolore
dalle sue nere brume
e far fiorire
di già primavera
nei giardini degli uomini comuni.


                     Marcello Buttazzo