di Marcello Buttazzo –

Federica Ventola, giovane ricercatrice in Filosofia Medievale, come poetessa Federiciana, collabora da anni con la casa editrice Aletti Editore. Ha partecipato all’iniziativa letteraria “Alessandro Quasimodo legge i Poeti contemporanei” ed ha conseguito una menzione di merito al concorso letterario per Autori di Poesie di Poesie di Canzoni, CET- Scuola Autori di Mogol (Presidente di giuria Mogol). Il suo libro di poesie “Su ali di farfalla” (pubblicato da Aletti Editore) offre diversi spunti e si presta a multiformi interpretazioni. In apertura, Federica sostiene di non essere lei a cercare la poesia o il fare poesia. E scrive: “…ma è l’oggetto del mio sguardo quotidiano che bussa alla mia porta, che si presenta a me, ai miei occhi, al mio cuore, alla mia sensibilità poetica…si svela nella sua profonda essenza e diventa argilla nelle mie mani”. E, in effetti, prima viene la vita, poi sopraggiunge (se è il caso) la scrittura. La realtà è molto vasta, tra le altre cose può essere anche intensamente affascinante da vivere. La poesia è evidente, qualche volta è nascosta, nelle pieghe dell’esistente: è presente nel filo d’erba francescano ebbro di fotosintesi universale, nella fioritura del mandorlo, del susino, del ciliegio, nei ragazzi e nelle ragazze che si ritrovano per strada e dialogano fittamente e amorevolmente, nei solchi rugosi del viso d’una madre accorta e accogliente, nella luce radiante d’una aurora selvaggia, che inevitabilmente arriva dopo una lunga, interminabile, incomprensibile notte.

La poesia è per Federica l’oggetto dello sguardo quotidiano, il pane cereale del suo sentire, la rondine di ritorno che dopo le brume del rigido inverno disegna arabeschi di bellezza nei nostri cieli primaverili ed estivi. Federica evoca la “sensibilità poetica”. È sufficiente scorrere i versi della silloge “Su ali di farfalla” per accorgersi della profonda tenerezza d’una donna che impiega il medium della parola per edificare sentimenti, per costruire ponti di comunanza e di conoscenza. Perché la poesia è anche (e soprattutto) compartecipazione e condivisione. Soffermiamoci per un attimo brevissimo sulla espressione della poetessa: “La poesia diventa argilla nelle mie mani”. Il poeta positivamente si sporca le mani con la materia, con il linguaggio. Lo maneggia, lo rimaneggia, lo modula, lo   rinvigorisce, lo ravviva, lo scompone, lo ricompone, lo lima. E nelle mani di Federica Ventola la parola è come un’argilla morbida e malleabile. E sono bandite totalmente le esasperazioni del pensiero e le complicanze ideologiche. La sua poesia è distillata, pura, adamantina, essenziale. Poesia lirica, con figurazioni di forte impatto, con abbracci musicali fra i versi.

Nella raccolta s’accendono e si animano innumerevoli temi. L’amore spirituale e trascendente, l’amore sensuale, la ricordanza, la Natura pulsante di venustà, la vita intesa come dono che ci viene dato, ma anche come esistenza da donare devotamente agli altri, alle altre. Il dolore, che è una mansione che accomuna tutti gli umani. Federica ha una visione veramente francescana dell’esistenza. Lei è consapevole che madre Terra ci viene concessa e noi umani, nel nostro cammino terreno, dobbiamo fare di tutto per essere soggetti dignitosi, contegnosi. Ogni paese è tradotta in inglese. La traduzione è a cura di Claudia Ampuero. La prefazione, molto argomentata, è di Mirella Raganato.

Cominciando a leggere i versi di Federica Ventola ci troviamo dapprima di fronte ad uno spaccato familiare, che bene ci fa intuire l’affettuosità dell’autrice. I primi versi della silloge sono dedicati al nonno, che fa arrivare nel ricordo soffi di vento sereno, nella cangiante canzone che amava intonare. Una poesia è rivolta al padre e alla sua parola di miele, che nutre come polline l’alveare della poetessa. Nella poesia redatta per la madre campeggia una maestra del puro linguaggio originario e vitale. L’amore carnale e passionale è presente e vibratile. Intima l’espressione d’un “serico ventre danzante”. E, in fondo, sensuale è quel delirio d’amore, che si può giocare sui crinali della presenza e dell’assenza. C’è una concezione immanente e, a tratti, trascendente in queste belle poesie. Baciare madre Terra è un gesto di splendore. La donna viene vista nella sua postura umana, come femminea anima che al virile corpo s’accompagna. Il Tempo scandisce i minuti, i giorni, gli attimi, misura le clessidre.

In alcuni frangenti, Federica sembra una pittrice e sa arabescare una tavolozza di colori e di visioni. Il grembo diventa purpureo, il nero perde il suo colore, il rosso sanguigno camminerà sulla via dei colori, l’amara goccia scarlatta si vestirà di una dolce, vitale vittoria. La poetessa è animata da una straordinaria tensione dell’anima. C’è una tendenza verso l’infinito nei suoi versi. Come abbiamo detto, non solo amore sensuale, ma amore totale incontaminato, illeso. La vita è dono, che ognuno di noi fa a se stesso e agli altri, la vita è un canto alla luna. Mi ha molto colpito la poesia intitolata “Nelle tue mani”, dedicata ad un uomo che chiede l’elemosina. Un uomo venuto dall’Oriente, che grida preghiere e offre alla poetessa colori di vita. “Umile elemosina mi chiedi, /elemosina d’amore mi doni./, scrive Federica. È vibrante e palpabile l’attesa, la speranza e la fiducia che può essere riposta nell’Assoluto, nell’Infinito, nella vita. E sincero è l’amore sentito per la fulgida creatura di San Francesco, anima folle stremata d’amore. Il genere della raccolta “Su ali di farfalla” è chiaramente lirico.  “Su ali di farfalla“ è una raccolta di versi che ci invoglia a compiere un viaggio conoscitivo. Una esplorazione dei vissuti dell’autrice; altresì, leggendo questa silloge, riusciamo a cogliere lampi ed essenza di parole, vertigine di sogni, brezza di memorie. Siamo fortunati noi umani ad avere il dono della parola, che può avere una molteplicità di funzioni. La parola può, talvolta ferire, essere una pietra aguzza tagliente come una scimitarra. Ma la parola, come avviene in “Su ali di farfalla”, può essere lenitiva, curativa, creativa. Può essere l’antefatto per strutturare una società di esseri umani consapevoli e responsabili.

Marcello Buttazzo