“Scappare, attaccare o nascondersi”, la poesia di Stefania Ruggieri
di Marcello Buttazzo –
Era domenica, quasi mezzogiorno.
Fuori c’erano 24 gradi,
erano settimane che non pioveva
e la pianta del basilico sul balcone
aveva bisogno d’acqua.
Dentro, lei aveva bisogno di infilarsi
dove le veniva offerto di guardare.
La tv accesa ignorava la sua vita,
il ritmo lento, molle,
il restare ferma per paura.
Sullo schermo l’animale
aveva tre possibilità di fronte al pericolo.
Scappare, attaccare o nascondersi.
Ritrovarsi in una sera lievemente piovosa al Fondo Verri di Lecce, riscaldati al lume d’un’idea, protetti dalla luce benevola del preclaro poeta di Caprarica. Venerdì 7 gennaio, Stefania Ruggieri ha presentato il suo libro “Scappare, attaccare o nascondersi” (Collettiva Edizioni Indipendenti, 2021). Dopo l’introduzione di Piero Rapanà, l’autrice ha dialogato con Silvia Cazzato. Stefania Ruggieri è una meridionale di Puglia, ha scritto diverse raccolte poetiche, è un’insegnate di sostegno. Al Fondo Verri si produce sempre la magia per cui il tempo dell’interlocuzione rallenta, ci si ritrova in uno spazio intimo di vive corde. Quando poi due persone come Stefania e Silvia si confrontano su idee, sentimenti, scritture, pensamenti, scatta ineludibilmente la molla coinvolgente dell’empatia. Quando due persone come Stefania e Silvia, attente sempre a modulare la parola giusta e a scandagliare il sé con rigoroso rispetto, si guardano, inevitabilmente fiorisce un’alchimia di intendimenti.
Stefania Ruggieri nella sua opera ha voluto tracciare una sorta di diario emotivo profondo e sostanziale, che di certo prende corpo e spiritualità da un’esperienza personale, individuale, ma senza alcun ripiegamento su se stessa. Anzi, possiamo affermare che “Scappare, attaccare o nascondersi” sia un libro di valenza universale. Fra queste pagine ben scritte, con una prosa elegante e con sprazzi poetici, ciascuno di noi può riconoscere l’eterno viaggio della vita: il dolore, la gioia, il tormento, l’abbandono, il rifiuto, la rabbia, la redenzione. La compartecipazione, l’alacrità dell’impegno programmatico, la solidarietà, la civile passione. Protagonisti del libro di Stefania sono alcuni adolescenti (Francesco, Elisa, Noemi, Giulia, Marta, Martina, Virginia), che hanno una diversa abilità, quasi sempre un disagio mentale. Questi giovanissimi entrano in uno strettissimo rapporto umano e didattico con una “Professorè” (come la chiamano). E per tutto lo scritto scorre come un flumen ininterrotto il racconto delle loro storie tenerissime, sostanziate da un amorevole prendersi cura. La “Professorè” sospende il giudizio, non dà voti inappellabili ai suoi studenti, ma si fa piccola come loro, li ascolta, li consola, li coccola, li aiuta, li rende consapevoli. La “Professorè” è un’insegnante moderna, che crede fermamente nel potere salvifico e terapeutico della parola e dell’esempio. L’incedere delle storie dei ragazzi è delicatissimo. Francesco, a quindici anni, sa cos’ è la tristezza, lo smarrimento. Francesco conosce la pulsione dell’amore, fa andare in collisione gli ormoni alla vista del tanga in trasparenza della compagna Elisa. Noemi, muta nel suo silenzio, viene stimolata doverosamente dall’insegnate ad abbracciare una vita di relazione. Giulia sa sfiorare matite, fa parlare i disegni, mute cantilene tratteggiate. Marta, avvezza a urlare, sa piangere la lontananza. Martina conosce il travaglio del lutto, quel lutto che, talvolta, elaboriamo in eterno. Virginia con la quale la “Professorè” sceglie gli argomenti della lezione del giorno: relazioni, emozioni, desideri, trasgressioni, anoressia, bulimia. Tatuaggi, piercing, ciocche colorate, canne, pantaloni strappati. Tutti temi ordinari e quotidiani, che interessano i giovani. È indubbio che “Scappare, attaccare o nascondersi” sia una storia collettiva d’amore, redatta con l’inchiostro rossosangue e con la poesia dell’umana bellezza. Francesco, Elisa, Noemi, Giulia, Marta, Martina, Virginia sono persone straordinarie, uniche e irripetibili. Come tutti gli esseri umani. “L’autrice riesce compiutamente, con questo testo narrativo, nel suo intento finale: quello di mostrare e di dimostrare che ogni persona, nella sua unicità assoluta, è in realtà “uguale” a ciascun’altra. Ciascun essere umano condivide limiti e debolezze, stati d’animo, paure e gioie”, scrive Silvia Cazzato nella nota finale del libro. “Scappare, attaccare o nascondersi” esprime intrinsecamente un ampio caleidoscopio d’anima. Ventagli di sentimenti si inseguono, si compattano, si compiono, si toccano, si coniugano, declinando sempre a fondo l’amore per la vita. Nel grande libro dell’esistenza non si sa chi dà e chi riceve. Nella grande storia degli esseri umani, siamo tutti diversi ma uguali.
Dopo la scuola ritornava
sempre in quella grande casa.
Cadeva facilmente sotto i colpi dei ricordi
tra il frigorifero e il lavello.
Lui scrisse, basta.
Lei non era diversa da tutte le altre.
Marcello Buttazzo
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