di Marcello Buttazzo

Migranti affranti, alla deriva, continuano ad arrivare sulle nostre coste e sulle isole greche. Quante immagini strazianti, in questi mesi, i mezzi d’informazione hanno proposto alla nostra assuefatta attenzione. Naufragi continui e tragedie si susseguono nel Mar Egeo, con poveri cristi spesso caricati su barche fatiscenti e traballanti. Secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), sulle rotte che dalla Turchia conducono alla Grecia, solo nel mese di gennaio, sarebbero annegati 368 esseri umani (di cui 60 bambini). È un’ecatombe senza fine, che mostra un volto crudele, doloroso. Al cospetto d’un travaglio lacerante che colpisce tanti cittadini del mondo, comprendiamo che una delle misure primarie da adottare, da subito, sia l’apertura di canali umanitari, per salvare vite umane e per mettere sotto scacco i truci trafficanti di esseri umani. Quei politici euroscettici (da Le Pen a Salvini), che fanno di continuo una fiacca propaganda volgare e strumentale, che vorrebbero chiudere le frontiere, sono davvero fuori strada, perché il cammino delle genti diverse è , di fatto, inarrestabile. Il flusso di migranti è una questione antropologica, culturale, sociale, economica, politica. Le migrazioni hanno inerenti ragioni di varia natura. Di certo, i conflitti etnici e religiosi, le guerre di dominio, di sterminio, e di potere, che insanguinano le contrade del mondo, la nera miseria, la fame, costringono masse di disperati a cercare una vita appena appena sostenibile altrove. Non si deve dimenticare che, nel vecchio Continente, viene garantita la libera circolazione degli esseri umani. Quindi bisogna essere aperti e liberali, e non soltanto sfacciatamente liberisti, propensi solo alla bulimica circolazione delle merci, dei capitali, all’accaparramento dei profitti. L’Europa, in questi anni, s’è dimostrata latitante, perché non è riuscita a strutturare piattaforme comunitarie di ampio respiro. Non meraviglia che in vari Paesi movimenti nazionalistici o xenofobi vogliano proteggere le popolazioni autoctone dalle supposte “invasioni” della gente venuta da fuori. Stupisce, però, che in Svizzera, negli ultimi anni, gli ambientalisti (quindi un gruppo culturalmente progressista) si siano adoperati per promuovere un referendum contro l’immigrazione. Non solo i leghisti italiani, o il Front National francese, o movimenti xenofobi belgi e fiamminghi, ma anche politici elvetici “di sinistra” hanno adottato un manifesto risibile: “Stop alla sovrappopolazione. Sì alla conservazione delle basi naturali della vita. Basta immigrati: inquinano”. L’ecosistema Terra, è vero, è malato, sofferente, ha il passo malfermo. Esso è minacciato dalla depredazione, dalle iperproduzioni tecnologiche, dalle emissioni di gas serra. È alterato dalla scriteriata mano antropica dell’uomo. Ma che siano gli immigrati ad alterare i labili e perturbabili equilibri fisico-chimici dell’ambiente è un’asserzione veramente inedita, ridicola.

Marcello Buttazzo