di Marcello Buttazzo –

Qual è il diritto
che induce l’uomo
a fare male a un altro uomo?
Ditemelo, non riesco a trovarlo
nei codici dell’umanità.
Non lo trovo neppure sulle costituzioni,
leggo, consulto, memorizzo, imparo,
ma non trovo nessuna legge,
tranne una, quella dell’imbecillità.

Maria Rosaria Perrone è un’insegnate di chimica, amante dell’arte e della scrittura. La poesia è il suo linguaggio d’elezione, il pane cereale che sa condividere con gli uomini e con le donne. La sua nuova raccolta di versi, da poco uscita, “Le farfalle continuano a volare” (pubblicata sulla piattaforma di selfpublishing Youcanprint) è un viaggio interessante fra le pieghe d’un’anima delicata. Molto attenta e devota Maria Rosaria Perrone alla Natura, al bello, all’essenza delle cose, al minuscolo, al piccolo, al sostanziale. Poetessa d’amore, poetessa civile. Le farfalle che continuano a volare sono le sorelle Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa Mirabal, originarie della Repubblica Dominicana, che i batterono strenuamente contro la dittatura del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).

Le tre sorelle vennero brutalmente torturate e uccise a causa della loro militanza politica ostile alla dittatura. La poetessa canta il dolore di queste donne coraggiose, alle quali hanno strappato le ali. Il dittatore vigliacco ha spezzato il loro viaggio verso la libertà. L’unica colpa delle Mariposas ribellarsi al regime. Purtuttavia, le Farfalle continuano a volare nella memoria storica e ogni 25 novembre si ravviva il ricordo, come simbolo di lotta per la libertà. L’obiettivo della poetessa è quello di abolire ogni forma di violenza sulle donne, le sperequazioni sui generi, nella consapevolezza che il desiderio degli uomini e delle donne di buon senso è quello di lasciare in eredità ai figli il miglior mondo possibile. Quello più respirabile, più praticabile. Nei suoi versi, Perrone dialoga intimamente con il suo sé, interroga costantemente la sua interiorità, fa emergere il chiaro e lo scuro, ivi comprese zone d’ombra. I suoi sono versi della gioia e del travaglio, della ebbrezza e della tristezza. Il suo atteggiamento antropologico condivisibile è quello di affrontare la buriana malinconica, vivendo intensamente ogni piacevole istante. Il dolore può addirittura scorticare l’anima, può scavare voragini, può sconquassare il cuore, scompigliare la mente, soffocare le parole, scorreggiare le speranze. Epperò, per dirla con le parole di Salvatore Toma, alla fine emerge la vita come l’ineludibile gioco. La vita che, pur nella sua finitudine, reca lampi d’infinito. Perrone mostra a chiare lettere il suo amore per la poesia, per quei poeti che, pur nell’indifferenza generale e spaesante, in solitudine sentono e scrivono verità taciute. La sua simpatia va a quei poeti poveri esclusi dalle corti ingioiellate dei potenti. Poeti che non s’accomandano sui canapè dei salotti letterari. Poeti proletari non avvezzi all’adulazione servile, al mercimonio di candidature premiali.

Ed è proprio così. I poeti veri si sanno emozionare ancora al cospetto d’un semplice baluginio dell’aurora, davanti all’arancio d’un occaso serafico. “I poeti poveri amano la libertà, /spalancano sempre le finestre della dignità/ e fertilizzano il cuore con l’umanità. / In questa società odierna, improntata ai fastidiosi fragori e al frastuono, la poetessa fa appello affinché venga curato il silenzio. Come una laica preghiera. Ne “Le farfalle continuano a volare” possiamo ammirare, fra le altre cose, anche una sorta di manifesto di estetica poetica, relativo alle parole desiderate. A Perrone piacciono le parole ormai desuete, quelle che fanno incrociare gli sguardi e danno voce agli occhi, quelle che s’inchinano al cospetto dello stupore dei fanciulli. Parole inusuali, ricche di storia antica, di quella storia che ci insegna a guardare oltre il proprio orizzonte. L’occhio di riguardo dell’autrice va agli ultimi, alle persone dimenticate, a chi rimane ai margini d’una società meretrice del potere. E la condanna è recisa per quelle persone che coltivano l’ipocrisia, la menzogna, l’insignificanza. Come ogni poeta, Perrone s’incanta e si stupisce ancora della vita bambina. Vorrebbe ritornare fanciulla, vivere la magia trasognata e l’innocenza del sogno, il gusto del mistero.

Maria Rosaria Perrone è una donna contemporanea, di questo tempo, che, mentre presta magari l’orecchio a qualche insulsa geremiade televisiva, con tenerezza, con lo sguardo accarezza il figlio amato. Perrone sa celebrare doverosamente le rimembranze della cara madre, che le appare nel giardino dell’infanzia, fra i panni stesi al sole e le rose di Santa Rita, ormai perdute. L’incedere del passo poetico è elegante e l’autrice preferisce il verso libero. C’è una nota caratteristica che chiunque legga la raccolta può notare. “Le farfalle continuano a volare” è una ricca tavolozza d’una Natura virente. Rosolacci, papaveri, campanelle, corolle ospitali, verzieri, uva pizzutella, il prugno, il femminello, crisantemi e dalie, le bacche erubescenti dell’asparagus sprengeri che annunciano il Natale. Un Creato in movimento, che non ha fine.

Ci sono giorni
di silenzi addolorati,
di attese vane,
di flussi di pensieri
incolori,
di alternanza di parole
infeconde.

Ci sono giorni
di vereconde tristezze,
di nitori smorzati,
di sguardi distratti,
di indifferenze
saturnine.

Ci sono giorni
clandestini
dove la poesia
sbudella l’anima-
ed è pace.

Marcello Buttazzo