La poesia canzone di Adriana Polo
di Marcello Buttazzo –
Venerdì 22 luglio, presso la Biblioteca Bernardini di Lecce, si è tenuto il reading concerto “parole chiave” di e con Adriana Polo, cantautrice salentina, di straripante sensibilità e bellezza umana. Già fondatrice d’un gruppo di musica folk, ha condotto ricerche approfondite sui canti popolari del sud Italia, ha studiato e rivisitato i canti di Rosa Balestrieri. Conosco Adriana da diversi anni. L’ho vista cantare da sola e in compagnia al Fondo Verri e in altri luoghi. Ricordo una sua serata, dedicata ai versi di Federico Garcia Lorca, con le sue amiche Francesca, Iula, Manuela. Alla Biblioteca Bernardini di Lecce, Adriana Polo ha fatto vibrare il suo reading concerto, seguendo essenzialmente un canovaccio dettato dal suo libro di poesie “parole chiave” (Musicaos Editore). Adriana ha cantato anche qualche pezzo del suo repertorio, ha musicato un testo del poeta Luca Imperiale. Ha soprattutto fatto danzare le parole della sua opera “parole chiave”. La sua amica Giuliana Paciolla ha declamato i versi. Adriana è un’artista che sa prendersi cura dell’altro, la sua empatia è la cifra inerente e predominante d’un comportamento virtuoso: la filosofia delle piccole cose che anima sempre gli spiriti puri, illesi. L’adamantina essenza della sua persona si riverbera anche nelle sue poesie. Il libro “parole chiave” è, per l’innanzi, uno scritto colloquiale, che scorre con il sangue vivo dell’autrice, con le sue passioni, i suoi incanti, i disincanti, le gioie, le melanconie, gli spazi di tempo. Difatti, i versi sono stati composti da un 27 gennaio a un primo maggio. Nel succedersi d’un inverno e in un avvento di primavera, Adriana Polo ha liberato la sua penna delicata, misurata, dolce. La dolcezza è, forse, l’emblema amaranto d’una poetica che sa far brillare le parole, le rende palpitanti come fiato, le rende emozionanti, con gli abbracci fraterni fra i versi, senza alcun orpello, senza ridondanze, ma solo con il rosso d’una anima, che è bella come i papaveri di fine maggio. Adriana sa cantare davvero l’amore, l’amicizia, la libertà, la partecipazione, il dono. Adriana sa davvero intonare inni alla vita integra, all’incontro di uomini e di donne, che sanno ritrovarsi per esplicitare un’appartenenza ad un comune lignaggio. Nel libro “parole chiave” ci sono le chiare illustrazioni di Stefania Polo, sorella dell’autrice. Inoltre, nella parte finale, l’accurata e accorata postfazione di Iula Marzulli funge da guida per una lettura poetica. Iula sostiene che i canti di Adriana “spaventano il male” ed aggiunge esaustivamente: “Un male che è totalmente estraneo al male ontologico della religione e della filosofia. Un male che è molto più semplice, molto più banale ed è talvolta, proprio per questo, ancora più subdolo, proprio perché nutrito dai gesti semplici nelle vite di ogni giorno”. In effetti, il canto dei poeti può essere perfino terapeutico, perché, a volte, sa allontanare il piccolo male di vivere, la tristezza, la solitudine, il giudizio inappellabile e severo verso se stessi, il giudizio tagliente degli altri, la paura di recidere i fili delle relazioni importanti, gli abbandoni, i tormenti di varia natura. Il libro di Adriana si può leggere a piccole dosi, meglio però tutto d’un fiato, perché della poesia piacevole non si rischia mai di fare indigestione. È commestibile, il libro di poesie di Adriana, come una fresca coppa di ciliegie o come un bacio alla fragola scoccato in pieno viso. Tantissime sono le parole chiave, paradigmatiche dell’esistenza ordinaria, come umore, ciabatte, confini, colori, luna, mani, talco, voce, corpo, freddo, resistenza, nebbia, volo, tempo, acqua, coriandoli, polvere, abbracci. Ed ancora malinconia, paura, profumo, madre, figlie, burrasca, insofferenza, pazienza, attesa, incontri, donna, guarigione, formica, rinascita, papavero, colori, ritrovarsi. Il tenore lirico si può disvelare in un abbraccio che stringe, come fanno i petali con la rosa. O in un’ansia che come un imbuto fa scivolare via la tranquillità. Il bel tenore lirico si può trovare nel colore rosso che Adriana si porta addosso con fierezza. O nella capacità dell’autrice di condividere gentilezza e amore. Adriana Polo continuerà, di certo, la sua strada di cantautrice. Ricordiamo, tra l’altro, che nel 2018 è arrivata tra i finalisti al concorso della scuola autori di Mogol (CET) e nel settembre del 2021 è approdata alla finale nazionale di Sanremo con un brano inedito “Linea di confine”, accompagnata dalla sorella Stefania ai controcanti. Personalmente, le auguro anche di continuare a scrivere poesie, perché la musica e la parola sono il suo mestiere di vivere.
Rosso il colore
che mi porto addosso
con fierezza.
Dedico ai capelli
l’ultima carezza della sera
e ci infilo dentro un papavero
che è sbocciato stamattina
di botto.
Comincio a danzare imitando
quel fiore e con uno scoppio
mostro il mio colore intenso
e mi muovo
disinvolta e leggera
sotto un cielo impacciato
che ha perso il fervore della
primavera e rimane impassibile
al mio ballo.
Ma non cerco riscontri né conferme
voglio solo ondeggiare come
quel papavero rosso.
Marcello Buttazzo
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