di Antonio Stanca-

Saffo e la poesia dell’amore è il titolo del breve volume uscito di recente in allegato al quotidiano “la Repubblica”. Autore è Franco Montanari, illustre grecista, titolare di numerosi incarichi in importanti istituzioni italiane e straniere e autore di molte opere. Tra le più recenti vanno ricordate un Vocabolario della lingua greca del 2016 e una Storia della letteratura greca del 2017. 

Ora ha voluto soffermarsi su Saffo, la poetessa di Lesbo nata intorno al 630 a.C. Lesbo è un’isola greca del Mare Mediterraneo e qui ad Efeso, in una famiglia aristocratica, era nata Saffo. Dopo alcuni periodi vissuti nella capitale Mitilene ed altri di vero e proprio esilio in Sicilia, la famiglia era rientrata ad Efeso dove nella casa paterna Saffo aveva formato il tìaso, una compagnia di giovani donne che si riunivano intorno a lei, stavano con lei perché istruite volevano essere nelle arti dell’amore, della poesia, del canto, della musica, della danza. Le univa un amore omosessuale che, però, non impediva a nessuna, compresa Saffo, di avere in seguito rapporti eterosessuali, di sposarsi.

Nel tìaso i componimenti poetici di Saffo saranno gli elementi di maggior rilievo, saranno recitati, cantati, musicati. La lirica, monodica o corale, sarà il loro genere, l’amore, la bellezza, l’eleganza, la dolcezza, l’armonia, la luce, la divinità, la sua presenza, la sua azione, i motivi ricorrenti, quelli che andranno oltre i confini del gruppo, che saranno conosciuti all’esterno. Della poesia lirica di Saffo, del suo suono lieve, delicato, della sua luce tenue, trasparente, si comincerà a parlare come di una voce tra le più pure, le più alte del tempo. Tutto ciò che della vita, della realtà fa parte viene da lei trasferito in una dimensione priva di peso, di quantità. Indistinto, invisibile, divino sembra diventare. In Saffo c’è anche posto per l’invettiva, la polemica ma è limitato giacché altri temi erano più urgenti. Tra questi rientrava quello didattico, religioso, mitico che a quello lirico veniva, tuttavia, piegato.

Ampia e dettagliata è l’esemplificazione che a tal proposito il Montanari adduce nel libro, l’opera della poetessa viene tutta rivisitata. Veramente non molto è rimasto, tanta parte è andata perduta, altra è stata recuperata in tempi recenti e in maniera frammentaria. Lo studioso non trascura nessuna delle ricerche compiute, nessuno dei luoghi dove è avvenuta, dei suoi autori. Dalla Grecia arcaica, alla quale Saffo appartiene, Montanari giunge al 2000 senza mai smettere di segnalare quanto per lei è stato fatto, quanto è durata la sua fama. Diviso in capitoli e molto chiaro e puntuale è il lavoro, esaurito potrebbe dirsi con esso ogni discorso intorno a Saffo, a quella strana ragazza che nella Lesbo preistorica aveva cominciato a scrivere d’amore senza sapere che avrebbe acquistato il diritto a superare i secoli, a diventare un esempio di quell’arte eternatrice che era stato il primo ed è rimasto l’unico significato della poesia.

Questo il fascino che proviene dalla lettura del Montanari, l’eternità trascorsa dal VII-VI sec. a.C. al XXI d.C. sembra improvvisamente scomparsa, ai nostri tempi, ai nostri giorni sembrano appartenere i pensieri, i sentimenti di Saffo, le sue parole, i suoi versi!

Antonio Stanca