di Paolo Vincenti –

 

“Orfano di partecipazione e di una legge che assomiglia all’uguaglianza
Di una democrazia che non sia un paravento
Di onore e dignità, misura e sobrietà
E di una terra che è soltanto calpestata
Comprata, sfruttata, usata e poi svilita
Orfano di una casa, di un’Italia che è sparita
Mi basterebbe essere padre di una buona idea
(Un buona idea – Niccolò Fabi)

 

Pensiero unico. Il dibattito in corso in questi ultimi anni nel Paese rischia di diventare un monologo. Unidirezionale, infatti, appare, nelle trasmissioni televisive, sui giornali e in genere nell’informazione, il pensiero modernista riformista di centro-sinistra. All’insegna della tolleranza religiosa, dell’apertura verso l’altro, della massima estensione dei diritti, dell’accoglienza dei migranti, dell’irenismo spinto, il pensiero democratico ha pervaso le piazze, fisiche e virtuali, e poco spazio è restato per un contro pensiero, per una posizione meno avanzata e liberale, che nel Paese comunque esiste. Infatti, se a dominare è sempre e comunque il punto di vista comune e riconosciuto dai media, benedetto dagli intellettuali, suffragato dagli opinion leaders, legittimato dagli assertori del nuovo, allora ci si avvia verso un pensiero unico che diluisce, in una melassa buonista, ogni posizione in campo, che tritura, compatta, appallottola e poi liquefa  tutte le divergenze, in una medesima e nauseante brodaglia.  Ed è quello che succede nel nostro Paese, dove le posizioni sostenute dal centro sinistra invadono il campo e dominano nell’opinione pubblica, producendo una sorta di effetto serra mediatico, un addormentamento generale delle coscienze, soprattutto nel ceto medio, che consegna il proprio pensiero critico agli esilaranti  maitre à penser della sinistra 2.0. Sugli schermi delle televisioni pubbliche e private passa il pensiero conforme della nuova Italia. E i telemestieranti, gli imbonitori dei talk show, i Roberto Casalino del pensiero unico, si fanno mediatori di una vendita, come fossero banditori, piazzisti, e le loro provvigioni sono i punti di share guadagnati sugli spettatori consumatori. Con una strategia subliminale di captatio benevolentiae, indirizzano il favore verso il pensiero democratico e osteggiano quello conservatore, che pure sono costretti ad ospitare. Come scrive Ernesto Galli della Loggia su “Il Corriere della sera” del 29 febbraio 2016, “ciò che è peculiare dell’Italia è la spessa uniformità, l’unanime consenso in ogni sede che da noi il pensiero dominante, una volta conquistato tale posizione, raggiunge sempre.” E il pensiero dominante è sempre quello più liberal, più di tendenza. Vi è una smaccata propensione, da parte dell’opinione pubblica, a buttar via il vecchio, a prescindere da quanto di buono potesse esserci, e uniformarsi al nuovo che avanza.  Ciò accade soprattutto oggi, la spinta verso il modernismo ha subito una decisa accelerazione. Nella nostra società, passa per buona la posizione più avanzata, razionale; sembra proprio che quanto hanno sempre sostenuto alcuni storici, ossia che in Italia non abbiamo avuto un vero Illuminismo, come accaduto in Francia, che cioè siamo passati dal Rinascimento direttamente al Romanticismo, oggi venga bilanciato dal processo di laicizzazione in corso, da questo  progressismo esasperato. Nella nuova società dei lumi, prendiamo il nostro riscatto storico agli occhi dell’Europa. E come afferma Della Loggia, “così il conformismo regna tra noi: non obbietta mai nulla nessuno. Che si tratti della scuola o dell’immigrazione, del ruolo dei magistrati o della religione, di qualsiasi argomento è dato ascoltare dappertutto una pressoché unica opinione. Nelle sedi più accreditate e frequentate si fa sentire solo il punto di vista buonista democratico. Un punto di vista diverso, diciamo conservatore, è regolarmente assente.”  Non si vuol tessere un elogio del conservatorismo, chiaro.  Ma è chiaro del pari che le posizioni del reazionario, del neofascista, dello xenofobo, riscuotono un certo consenso in Italia da parte di una fascia minoritaria di persone: minoritaria, ma comunque consistente, e rappresentata politicamente da La Destra, Fratelli d’Italia e dalla Lega Nord. Tuttavia, dal punto di vista culturale, i destrorsi sono espulsi da ogni dibattito intellettuale, respinti dall’ideologia comune, si scontrano col muro dell’establishment. Come scrive ancora Ernesto Galli Della Loggia, “siamo diventati così un Paese dove nel dibattito pubblico in genere e in quello politico in particolare, a sostenere delle sciocchezze non è l’estremismo. Quasi sempre è il pensiero comune autorizzato. L’estremismo non fa che portare alle estreme e più aggressive conseguenze le sue banalità e le sue idee. Rafforzate dal fatto che in Italia tra il pensiero comune autorizzato e l’opinione dei colti tende sempre più a non esserci alcuno scarto significativo…. Sarà almeno qualche decennio che non si sente, dico per dire, un elogio della grammatica o della bocciatura nelle aule scolastiche, che non si leva una voce in difesa dell’identità, che non si legge uno scritto autorevole in difesa della fede religiosa o dell’eroismo militare”.  Non si tratta certo di una sterile battaglia fra tradizionalismo e nuovismo. Si tratterebbe di cogliere, attraverso la spinta riformatrice, quanto di buono c’è stato nel passato e saperlo valorizzare, e non invece, come fanno gli attuali rottamatori, buttare via tutto quello che è stato. Ma ci siamo avviati verso questa china e chissà se riusciremo a tornare indietro.

Twister.   Viviamo al di sopra delle nostre possibilità.  Quest’anno sarà il 20 agosto  l’ Earth OvershootDay, cioè la data in cui l’umanità avrà esaurito il suo budget ecologico per un anno. Avviene sempre prima. Consumiamo risorse ad un ritmo indiavolato e facciamo debiti ecologici nei confronti del pianeta e di chi verrà dopo. Le generazioni successive avranno un pesante fardello in eredità, come fa capire il Global Footprint Network, che pubblica i dati dell’indebitamento ecologico. Il gap fra le risorse naturali e l’utilizzo di CO2 si allarga e il trend purtroppo non si riesce ad invertire, anzi peggiora sempre più. Di questo passo, ci avviamo verso una immane catastrofe, come in “The dayaftertomorrow”. Chi è menagramo? Dove vola l’uccello del malaugurio? Forse sulle discariche alle periferie delle città ormai tutte traboccanti e pronte ad esplodere come bombe ecologiche? O vola sui termovalorizzatori? Vola sulle centrali nucleari o sugli impianti di energia rinnovabile, come eolico e fotovoltaico? Cosa c’è dopo la soglia critica che ormai abbiamo superato? La terra si merita un’umanità onnivora ed egoista che consuma a ritmi così impazziti tutte le risorse?

Tappetì, tappetì! Nel nuovo ordine postindustriale e informatizzato, i desideri della classe media diventano il motore del cambiamento, anche se questi sono effimeri, a volte velleitari. Vengono inglobati a costituire valori di riferimento, diventano norme.  Attraverso un mash up dei vecchi valori, centrifugati nel frullatore ideologico, nasce il pensiero nuovo, una nuova estetica che impone il punto di vista kaloskagathos agli sprovveduti ignoranti, porta il verbo ai cercatori di senso, la salvezza ai naviganti nel mare magnum della confusione e della transizione.  Il governo Renzi è una fucina di consensi e usa questa maggioranza come grimaldello per forzare la Costituzione e il basamento legislativo del Paese. Quello di Renzi è il logos e i suoi leccapiedi, ministri e ministre, sono i profeti che spiegano e divulgano il suo pensiero sui media.  L’esegesi va in onda nei teatri televisivi e radiofonici delle trasmissioni politiche, ministranti i conduttori, che si fanno intermediari del verbo portato alle masse. Però quello che vediamo è allestimento, una disarmante messa in scena, la finzione del fare, vellicando solo la pancia del pueblo, un acciapinareper portare a casa un risultato purchessia, dare solo per dare, riforme annacquate, incomplete.  I giovani e i pensatori inattuali dovrebbero rivendicare l’art.25 dei diritti paradossali, ossia quello all’indignazione, come sostiene Arturo Schwarz in “Manuale dei Diritti fondamentali e desiderabili”(2016). Invece, i primi sono presi dalla ricerca di un lavoro che non troveranno e i secondi sono occupati ad andar dietro ai loro sogni che non si realizzeranno.

Paolo Vincenti