di Marcello Buttazzo – Le politiche popolazionistiche devono avere sempre un passo contegnoso, il volto dell’accoglienza, del civile decoro, della comprensione. Le istituzioni non dovrebbero mai cedere alla propaganda triste e becera di chi scorge nei migranti non una risorsa ma un pericolo. Diversi politici italiani con la loro demagogia avvilente e volgare intendono alzare muri di incomprensione, più che edificare ponti di conoscenza e di compartecipazione. Da noi, purtroppo, è ancora in vigore una infausta, illiberale, anticristiana legge Bossi-Fini, che disciplina in modo asfittico e reazionario il flusso degli immigrati. Questa normativa, pur essendo stata giudicata incostituzionale dalla Consulta, continua a fare i suoi danni. Il Pd e questo Parlamento non sono riusciti a smantellarla definitivamente. La pseudocultura securitaria dovrebbe essere bandita, spazzata via da un Paese aperto e moderno. I Radicali italiani si stanno battendo da tempo per far abolire totalmente la legge Bossi-Fini. Inoltre, gli attivisti di via Torre Argentina stanno portando avanti, in questi giorni, una decorosa e bella campagna dal titolo: “Ero straniero. L’umanità che fa bene”. I pregiudizi hanno il fiato corto, le false verità raccontate sulla gente che viene da fuori devono essere confutate alla luce del sole. Ecco perché i Radicali invitano ai banchetti e sui Comuni a firmare una legge di iniziativa popolare per regolare numerose procedure. Come sostiene Emma Bonino, “occorre una firma per dare regole certe all’integrazione nel nostro Paese, perché l’umanità fa bene a tutti. E perché non ci si può sentire stranieri per tutta la vita”. Invece, gli inconsistenti epigoni politici, esponenti del Nulla, vellicano di continuo la pancia d’uno sprovveduto elettorato, escogitando malevolenze d’ogni tipo contro gli immigrati. Certa stampa è complice. In questi giorni, “Libero” ha avuto l’imprudenza e l’impudenza di titolare la prima pagina: “I migranti portano miseria. E malattie”. Al cospetto d’una palese scelleratezza d’intenti e di cattiva informazione, la politica governativa dovrebbe avere un sussulto di dignità. Soprattutto il Pd, partito di centrosinistra, già da subito, dovrebbe insistere per fa diventare operativa la legge sulla cittadinanza, incentrata sullo “ius soli”. È giusto che i migranti che nascono e crescono nel nostro Paese siano da considerare italiani a tutti gli effetti? È opportuno dare una nuova patria, una nuova bandiera, ai figli di chi magari è giunto da noi dopo dolorose peregrinazioni, dopo essere fuggito da fame, miseria, persecuzioni etniche? In quest’era di spostamenti, le società cambiano, si evolvono, mutano: viviamo ormai in un villaggio multietnico e multiculturale. In Italia, vivono più d’un milione di giovani e bambini figli di immigrati con regolare permesso di soggiorno, con le carte in regola: questi ragazzi sono nati e vissuti da noi, fanno parte di noi. Ha senso, ragione d’essere, considerare di fatto “estranei” questi piccoli fratelli, che frequentano le nostre scuole, giocano con i nostri figli, respirano il nostro tempo? Sinceramente dispiace profondamente che la questione cittadinanza divida ancora gli schieramenti politici, polarizzando insensatamente gli scontri: come se una lungimirante visione popolazionistica non sia un patrimonio insostituibile di ciascuno. Il sociologo Luigi Manconi, molto opportunamente, ha scritto che certe tematiche, pur essendo fortemente politiche, “allo stesso tempo sono opzioni morali, in quanto hanno strettamente a che fare con la nostra idea di bene collettivo e di società giusta”. Quindi il tema della cittadinanza, oggi più che mai, viene ad assumere una valenza pubblica ad alta intensità etica. I politici, invece di litigare, dovrebbero convergere, perché non c’è niente di più democratico e civile che condividere diritti e doveri.

Marcello Buttazzo, 8 settembre 2017