di Marcello Buttazzo – In Italia, alcuni politici demagogicamente speculano sul fenomeno dei flussi migratori, che vengono tratteggiati sempre e comunque come una minaccia. In particolare, il leader della Lega Nord Matteo Salvini struttura una parte fondamentale dei suoi interventi strategici per metterci costantemente in guardia sulla supposta “invasione” dei disperati del mare e delle terre. Ma la propaganda populistica ha il fiato corto, sfiorisce al cospetto dei dati reali. In questi giorni, il sociologo Fabrizio Battistelli, illustre studioso dell’Università La Sapienza di Roma, ha smontato tanti pregiudizi, che in Italia e ancor di più in alcuni paesi europei si sostanziano sull’immigrazione e sugli immigrati. Il professore ritiene che per capire la problematica dei flussi migratori sia necessario mettere da parte le false credenze e le congetture strumentali. Comprendere che gli immigrati sono persone che affrontano un rischio. La questione deve essere analizzata ad ampio spettro, dal momento che “ci sono una serie di ambiti demografici ed economici in cui l’immigrazione dà un contributo positivo”. Come, ad esempio, nei nel campo fiscale o previdenziale. I migranti rappresentano oltre il 10% della forza lavoro occupata, nei settori meno qualificati e meno pagati. È vero, da noi, i ceti più svantaggiati, che fanno quotidianamente i conti con l’indigenza, potrebbero vedere negli extracomunitari dei competitori. Ed è proprio su questo fatto che si incentrano le campagne virulente di certi partiti, soprattutto in prossimità delle scadenze elettorali. Ma la politica che semina zizzania e sventaglia fallaci paure deve essere contrastata dalla ragionevolezza. Come sostiene il professore Battistelli, occorre “ridefinire onestamente l’immigrazione come un processo complesso che bisogna governare nei suoi costi e nei suoi benefici”. E, ovviamente, la soluzione non può venire da un solo Paese, l’Italia, ma è l’Unione europea, come aspirante federazione, a dare risposte significative e attendibili. L’Europa non può essere sono un grande collante di potenti banche, ma deve diventare compiutamente patria multicolore dei popoli diversi. Al cospetto di populismi avanzanti e intrusivi, che vogliono rimpicciolire l’universo e il mondo, devono essere edificate politiche internazionali di sana convivenza, di cooperazione, di solidarietà umana, di interazione, di integrazione. L’Europa deve razionalizzare coscienziosamente le sue piattaforme di responsabile accoglienza, perché tutti i gruppi etnici sono spiriti erranti in cammino, vagolanti come la luna, in cerca d’una terra d’approdo, da respirare e da condividere con mani compagne.

Marcello Buttazzo