di Marcello Buttazzo – Noi uomini della strada ci smarriamo al cospetto di analisi astruse sull’economia mondiale, che spesso ci vengono proposte come un susseguirsi freddo di dati. Quasi fossero ragionieristici enunciati, che vengono agitati come spettri, come spie palesi d’una crisi dilagante. Sentiamo parlare insistentemente di inflazione, di congiunture varie e articolate, e abbiamo la sensazione di sentirci quasi inermi spettatori di scenari apocalittici. A volte, ci sentiamo distanti da certe tematiche. Poi, però, apriamo gli occhi alla vita effettuale, giocoforza facciamo i conti con la quotidianità, con le ristrettezze ordinarie (nostre e quelle degli altri) e, indipendentemente da certi allarmanti parametri tecnici e specialistici, inevitabilmente guardiamo in faccia una difficile realtà, un mondo che non gira come dovrebbe. La Caritas italiana, negli annuali Rapporti sulla povertà, denuncia sempre senza mezzi termini la deprimente situazione di disagio. Ai Centri di ascolto della Caritas, disseminati nel Paese, si rivolgono soprattutto pensionati, anziani, casalinghe, migranti. La Caritas offre ostello, protezione, soccorso, a chi è tagliato fuori dal sociale, ai più poveri e indigenti, a chi ha bisogno d’un pasto caldo, d’una coperta, di vestiti, di latte per i neonati. Sarebbe ingiusto e parziale concentrare l’attenzione sull’Italia, dal momento che altri Paesi soffrono disastri ben più consistenti. Si può notare che, a livello mondiale, tanti sistemi di welfare sono incapaci di farsi carico delle nuove povertà, delle nuove emergenze sociali che derivano dalla crisi economica e finanziaria. A livello mondiale, il sistema non va: la terra è arida e sorella condivisione viene sacrificata sui truculenti banchetti dell’ingiustizia. Un sistema vorace, divoratore. E così i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Il sociologo Zygmunt Bauman, a proposito delle disparità sociali, qualche anno fa scriveva: “I dadi, che noi- abitanti d’una società capitalistica e individualizzata- non possiamo fare altro che continuare a gettare nella maggior parte e forse in tutte le partite della nostra esistenza, sono in effetti sempre truccati a favore di quanti traggono o sperano di trarre profitto dalla disuguaglianza”.

Marcello Buttazzo