La bellezza dell’incontro, che è magia, calore, giorno che si mostra. La dolcezza dell’incontro, che è sole alto levato, cielo aurorale, conforto che pianamente procede. Un raggio di luce l’incontro con l’altro, che scioglie la densa e cinerea bruma del cuore, che spezza le ferree catene della noncuranza, aprendo squarci d’impreveduto. Scenari di gioia, percorsi d’amore. Strade battute da uomini e donne, vorticosamente legati nel lusingare l’attesa. Di qualcosa che verrà. In quest’era veloce, iperconsumistica, che tutto brucia e consuma, a noi uomini all’antica rimane il gusto e il piacere di vezzeggiare lo spazio e il tempo. Lo spazio dell’incontro. La scoperta dell’alterità, di ciò che arricchisce la nostra inerente identità. In questo tempo ipertecnologico, di Internet e social utilizzati con un abuso mortificante, dovremmo tornare un pochino a respirare l’aria cristallina delle piazze reali, che si svuotano sempre più. Su Facebook e altre diavolerie abbiamo tanti amici, ma spesso ci ritroviamo soli con le nostre zone d’ombra e melanconie. Dovremmo uscire all’aperto, per strada, popolare le piazze vere. Incontrare gli amici al bar, al caffè, all’edicola, per condividere momenti, pensieri e parole. Ci si può sempre rivolgere all’altro in carne ed ossa, per chiedere sollievo, magari aiuto, per stupirci della ricchezza altrui. Meraviglia davvero dell’incontro effettivo, vivo, sentito. Quello, ad esempio, vissuto con le amiche e con gli amici del cuore. Forse ciò che ci dà forza autentica, riconoscimento dell’individualità, gratuita, solidarietà, dono, è l’altro da sé. Rapportandoci con le persone care possiamo imparare ad amare, a comprendere, a essere più umili, meno onnipotenti, più attenti al flusso ininterrotto dell’esistenza ordinaria. Con affetto.

Marcello Buttazzo